venerdì 31 ottobre 2008

Recensione: "A destra di Porto Alegre, perché la Destra è più no-gobal della sinistra" di M.Fraquelli

Pronunciare al giorno d'oggi la parola antiglobalizzazione fa subito venire in mente la sinistra radicale e il cosidetto fenomeno "no-global". Niente di più sbagliato.

L'autore di questa interessantissima opera sottolinea come questo movimento accetti invece tutte le implicazioni omologatrici della globalizzazione, esclusa quella economica (ma di fatto non scindibile) al contrario della Destra (intesa in senso tradizionale, non certo l'AN filo-atlantista di oggi). Quest'ultima, nella sua plurisecolare storia, ha espresso valori come l'identità, la patria, la comunità, la specificità e il senso della gerarchia: tutti intrinsecamente antagonisti a qualsivoglia visione uniformante.
Partendo dagli inizi del XX secolo, Fraquelli ripercorre tutte le idee e i movimenti "Destri" fautori di istanze antiglobali. Le prime tesi di questo tipo erano legate all'idea del cosiddetto "complotto ebraico": oscure trame del popolo di Sion per destabilizzare le nazioni che lo ospitano, al fine del dominio mondiale. Da queste prime e "claudicanti" congetture si passa a personaggi più noti come Hitler, Evola e Mussolini in cui troviamo l'"armamentario classico" del pensiero anti-universalista (citando in ordine sparso): nazionalismo, gerarchia, tradizione, antisemitismo, lotta all'America, Terza Via, vicinanza al mondo musulmano ecc... tutte istanze raccolte da associazioni e partiti antiglobali nati dalle ceneri della sconfitta dei Fascismi.

Tra questi, la rivista "Orion" (fondata da M.Murelli) assume posizioni originali proponendo l'unione degli ideali del "fascismo-movimento" (espressione coniata da De Felice) e di quelli del bolscevismo pre-regime, con un occhio di riguardo per il mondo islamico (soprattutto l'Iran di Khomeini). Il tutto per sconfiggere il mondialismo (ovvero la globalizzazione nel suo significato economico più profondo) e i suoi principali fautori: gli USA.

Proprio il capitalismo a stelle e strisce attraverso massoneria, multinazionali, banche e istituti finanziari alimenta "il Sistema per uccidere i popoli" distruggendone la storia e la cultura e riducendoli a meri aggregati di consumatori. Questa analisi viene espressa dal francese G. Faye che propone l'"Archeofuturismo" come soluzione: bisogna cioè riscoprire le proprie radici per difendersi, sapendo interpretare la modernità senza tuttavia dimenticare il passato (arrivando a "conciliare Evola e Marinetti"). Faye è stato uno dei fondatori della "Nouvelle droite" assieme ad A. De Benoist, altra figura capitale nella lotta all'America e alla globalizzazione. Oltre all'alta finanza egli accusa anche l'ideologia marxista dell'uguaglianza e quella dei diritti dell'uomo, che hanno spianato la strada ai disegni mondialisti del Sistema favorendo l'omologazione.


Altro movimento importante è quello del cosidetto "glocalismo" (animato in Italia da E. Zarelli e la sua Associazione EstOvest) fortemente radicato sui princìpi del valore della Vita e della Natura per la riscoperta della dimensione genuina, "Locale" dell'esistenza.


Tematiche simili, queste, a quelle dei Comunitari, fondati nella loro "corrente" di destra su antiliberalismo, anti-individualismo e forte senso della comunità (i "sensibili comuni" aristotelici) senza che questo comporti discriminazione. Anzi: solo una comuità con forte senso di appartenenza può accogliere facilmente nel proprio alveo individui estranei.

La "ricognizione" dell'autore ci porta poi ad incontrare figure come G. Adinolfi (figura di spicco della destra radicale, presente in Orion come in molte altre iniziative), Massimo Fini (l'autore antimoderno per eccellenza) e il noto medievista F. Cardini fino ai populisti "alla Haider", passando attraverso una galassia di esperienze poco note ma ricche di valore.

Fraquelli, pur dichiarando di non riconoscersi nell'ambiente analizzato, ci offre quindi un fondamentale contributo su un "mondo politico" misconosciuto quanto all'avanguardia e ricco di iniziativa, in cui non c'è più traccia di razzismo (tra l'altro invenzione illuminista...) ma di spirito critico e saldezza ideale.

Condividi

Legge 133: Che Tajo!!!



La legge 133 ad opera degli uomini-forbice del governo, Tremonti-Brunetta, è stata approvata con tacito consenso del contestatissimo ministro Gelmini.

Le linee-guida per quanto riguarda il mondo universitario non sembrano essere cambiate rispetto a quelle a cui la “nostra” classe dirigente si ispira da anni. Dall’opera di Berlinguer fino a quella della Moratti (passando per Mussi) gli atenei hanno visto diminuire i fondi e aumentare a dismisura i privilegi dei Baroni con tutto ciò che questo ha quasi sempre comportato: prassi clientelare, fantomatici corsi di Laurea (dal 2001 sono RADDOPPIATI: 37 di essi hanno 1 solo iscritto, 323 non superano i 15!) e spese inutili (vedansi schermi al plasma nella Facoltà di Lettere Roma3) .

Perché l’odierna legge non colpisce queste disfunzioni ma applica solo pesantissimi tagli? La risposta è nella logica liberale degli uomini di governo. La loro soluzione, in perfetto “passo coi tempi” è dare alle facoltà italiane la possibilità (ma sembrerebbe più corretto parlare di NECESSITÀ) di trasformarsi in fondazioni di diritto privato.



Nonostante il sistema capitalista abbia mostrato e stia mostrando tutti i suoi limiti, una soluzione “mista” in stile anglosassone, che potrebbe essere il primo passo alla totale privatizzazione, è la soluzione optata dal governo.
Questo ennesimo colpo allo stato sociale italiano non può, non DEVE passare inosservato! Senza creare allarmismi sul futuro, la strada da seguire è quella dell’unità generazionale, è quella di scendere in piazza ogniqualvolta l’applicazione di questa legge colpirà il nostro sacrosanto diritto allo studio, senza lasciarci piegare da strategie della tensione. Non accettando che le nostre idee trovino espressione nelle bocche e siano strumentalizzate da chi, in continua ricerca di notorietà, si erge a portavoce di questa o quella protesta, ma non essendo poi meno colpevole di chi ha trasformato la società in mercato (ne sai niente Veltrò...?).

LA LIBERTÀ NON HA COLORE... SOLIDARIETÀ STUDENTESCA!

Condividi

L'utopia di una scuola pubblica nella Grecia classica

Il primo filosofo e uomo politico ad intraprendere iniziative relative all’allargamento dell’istruzione verso un pubblico sempre più vasto, secondo una tradizione riferita dallo storico Diodoro Siculo, sarebbe stato Caronda di Catania, il semimitico autore delle leggi di Turi nel VII sec. a. C.; il legislatore avrebbe fatto varare, fra gli altri, un provvedimento secondo il quale i figli di tutti i cittadini avrebbero dovuto imparare le lettere e che le spese della loro istruzione avrebbero dovuto essere pagate completamente dalla città. Aneddoti come questo aiutano certamente a cogliere un cambiamento circa le modalità dell’istruzione fra l'età classica e l'età ellenistica, e di un più generale approccio alla problematica pedagogica.


Nella Grecia dell’età classica l’istruzione era una questione essenzialmente privata. Soltanto le famiglie che avessero avuto un’adeguata disponibilità economica sarebbero state in grado di impartire un’educazione ai propri figli, rivolgendosi comunque a maestri privati. In mancanza di una qualsiasi forma di monitoraggio pubblico (mancavano dei corsi di studio regolari intesi in senso moderno), l’educazione non mirava al conseguimento di un bagaglio di nozioni determinate, ma all’adesione completa ai valori della polis. All’interno di questo sistema, stabilire quanti possedessero le competenze necessarie per leggere un qualsiasi tipo di opera letteraria è difficile capirlo; l’ipotesi più probabile è che comunque questo bagaglio di competenze si restringesse alle classi egemoni, le uniche a possedere la disponibilità economica indispensabile, e che quindi riguardasse un numero ristretto di individui. L’interesse verso l’allargamento dell’istruzione comincia ad avvertirsi alla metà del IV sec. a.C.

I primi segni di questo processo sono inizialmente limitati alla speculazione teorica e sono ravvisabili nella riflessione filosofica di Platone, in cui, nei dialoghi della maturità quali la Repubblica ad es., le osservazioni pedagogiche proposte fino a quel momento diventano funzionali alla costituzione dello Stato ideale continuamente cercato. Dalla tarda antichità ci è pervenuta la notizia per cui sul portone dell’Accademia era esposta questa frase come epigrafe ΑΓΕΩΜΕΤΡΗΤΟΣ ΜΗΔΕΙΣ ΕΙΣΙΤΩ (“non entri chi non è geometra”), in virtù della selezione da affrontare per poter raggiungere le vette dell’educazione, cui solo il filosofo può aspirare. Tuttavia, quand’anche l’epigrafe risultasse essere solo una finzione poetica creata dai rètori ellenistici, la massima esprime in modo assolutamente perfetto il programma che Platone metteva in atto nell’Accademia, per cui la scienza del numero costituiva lo sbarramento per poter raggiungere la sfera dell’intelligibile e contemplare l’essere. Al fine di costruire una città il più possibile ordinata, Platone fornisce alcune indicazioni concrete in tal senso, contenenti molte novità rispetto alla tradizione precedente, come l’insistenza in più di un luogo della sua opera di pianificare per legge un aumento del numero degli alfabeti.

La trattatistica politica successiva continua a confrontarsi con il problema dell’educazione, come riflesso delle esigenze delle nuove realtà statali createsi dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.). Nei regni dei diadochi, infatti, caratterizzati da un alto tasso di burocratizzazione e da un conseguente aumento del numero dei documenti, gli analfabeti erano penalizzati rispetto a chi possedesse un alfabetismo anche solo funzionale. Il filosofo Aristotele dedica all’argomento la fine del VII e tutto l’VIII libro della Politica, purtroppo giunto a noi in forma incompleta. Quest’opera, nonostante un’impostazione teorica meno ambiziosa, pone l’educazione al centro delle preoccupazioni politiche di un governante: “nessuno potrà contestare che il legislatore debba adoperarsi al massimo grado per garantire l’istruzione dei giovani”. Tutto ciò implica che l’istruzione sia garantita a tutti e pubblica: “non come accade oggi che ognuno si prende cura privatamente dei propri figli e fornisce loro, in privato, l’istruzione che preferisce”. Quest’idea inizia a trovare accoglienza sempre più vasta presso altre scuole filosofiche ellenistiche, cui sono dedicati un ampio numero di trattati specialistici: il Perì paidèias (“Sull’educazione”) che Sozione annovera tra gli scritti di Aristippo, i Paudeutikòi nòmoi (“Le regole dell’educazione”) di Aristosseno e, non ultimi, il Perì tès Ellenikès paidèias (“Sull’educazione ellenica”) di Zenone, e il Perì agoghès (“Sul percorso educativo”) di Cleante.

Tuttavia, nonostante l’interesse mostrato verso questo tipo di esigenze, avvertite da strati sempre più ampi della popolazione, l’accesso all’istruzione non raggiunse mai soluzioni di massa, come nei tempi attuali, ma fu patrimonio esclusivo di un’élite politico-militare di volta in volta al comando.

Condividi

Sconti e Feriti

- Roma, 30/10/2008: Risse, danneggiamenti, scontri e feriti all’apertura del centro commerciale Trony alla Romanina. Erano giunte quasi 14.000 persone per accaparrarsi le migliori offerte, alcune in fila sin dalle 4 del mattino.

«Le multinazionali che gestiscono la globalizzazione, abolendo o svuotando di potere gli Stati, ridotti a loro comitati daffari, azzerano in pratica i diritti dei Popoli. La cultura massmediale a carattere audiovisivo-informatico si incarica di livellarli, di tagliar loro le radici identitarie, di proletarizzarli non tanto e non solo socialmente quanto intellettualmente, DI RIDURLI A OGGETTO DI PRODUZIONE E CONSUMO»

(F. Cardini, La Globalizzazione)

Condividi

L'educazione da Le Bon a Gentile

Gustave Le Bon (1841-1931) è stato uno dei pionieri della psicologia e della sociologia moderne: i suoi studi influenzarono l'opera di Freud e Jung da un parte, e di Pareto e Sorel dall'altra.

Le Bon è conosciuto principalmente per la sua celeberrima Psychologie des foules (Psicologia delle folle), pietra miliare per la storia degli studi sui comportamenti delle masse. Le sue toerie illustrano che le folle, per loro intrinseca natura, agiscono non già perché sospinte dal lume della ragione, bensì secondo istinti irrazionali: ogni individuo, a prescindere dalla propria cultura e dal proprio livello sociale, unendosi alla folla, smarrisce la propria razionalità, lasciandosi trasportare dall'inconscio collettivo, perdendo di fatto la propria individualità: "La logica e la ragione non sono mai state le vere guide delle nazioni. L'irrazionale ha sempre rappresentato uno dei più forti incentivi all'azione che l'umanità abbia mai conosciuto".

La massa è priva di freni inibitori ed è quindi eminentemente distruttiva, mai costruttiva, e la sua azione è mossa da un desiderio di distruggere per conservare, non già per innovare: "gli istinti della folla sono istinti conservatori". Le masse sono altresì estremamente volubili e volitive al tempo stesso, e da qui Le Bon elabora la teoria del capo carismatico, l'unico che possa efficacemente cavalcarne i furori, il quale non fornisce loro argomentazioni logiche e razionali, bensì intende le loro esigenze e i loro sentimenti e sa indirizzarli: "Non è ai lumi della ragione che il mondo si è trasformato. [...] I sistemi filosofici di fatti non propongono alle folle che argomenti, quando invece l'animo umano chiede solo speranze".

Psicologia delle folle fu pubblicata nel 1895, andando a minare il positivismo illuministico che era alla base delle democrazie di fine '800: se si negavano infatti alle masse moderazione e raziocinio, l'ideale di regime democratico sostenuto dal popolo illuminato veniva ineluttabilmente meno. Le sue tesi furono poi raccolte e messe in pratica da due esempi paradigmatici di capo-popolo: Mussolini e Lenin.

Da tali considerazioni psicologiche e sociologiche di Le Bon nacque, infine, il suo noto aforisma assurto a summa del suo pensiero politico:
La ragione crea la scienza. I sentimenti guidano la storia.

Un'altra opera fondamentale di Le Bon è Psychologie de l'éducation (Psicologia dell'educazione), che vide la luce nel 1910. In essa il Nostro analizzava la decadenza della scuola e dell'università francesi, indicandone le cause - tra l'altro già comprese dagli accademici coevi - e proponendo il proprio ideale di educazione per la gioventù.

All'inizio del XX secolo si discuteva in Francia di una riforma della scuola e dell'università, giacché le condizioni dell'istruzione vi apparivano critiche e scoraggianti. Sono veramente sorprendenti, in proposito, le calzanti analogie tra la scuola della Francia del primo '900 e quella italiana attuale.

Gli accademici francesi, di fronte a tale profonda crisi, si arrovellavano invano il cervello al fine di escogitare le giuste modifiche da apportare ai programmi scolastici. Tuttavia fu Le Bon ad intuire genialmente che la chiave di volta non era da ricercare nei programmi, bensì nel metodo di insegnamento.

Gli studenti, dalle elementari sino alle facoltà universitarie, sono condannati all'apprendimento mnemonico di manuali che servirà loro unicamente alla "recitazione" in sede d'esame. Già di per sé il manuale rappresenta un accesso al sapere di seconda mano, poiché filtrato da colui che lo ha redatto, il quale ha già dato, per forza di cose, un'impronta personale alla materia che intende trattare. Lo studente non è quindi libero di trarre il nutrimento della propria cultura direttamente dalla fonte ma, impossibilitato al giusto sviluppo del suo senso critico, non fa che ripetere nozioni impostegli dall'alto. Ma la vera sciagura è che coloro che hanno buona memoria ma poca intelligenza vengono più spesso premiati a scapito degli altri più meritevoli.

L'apprendimento acritico del libro scolastico porta inoltre con sé il catastrofico abbandono dell'attività manuale e fisica, tra l'altro snobbata dai genitori perché ritenuta plebea e squalificante. Al contrario Le Bon insiste sul fatto che il lavoro manuale, complementare a quello intellettuale, tempri e fortifichi la volontà del giovane discente, il quale possa poi godere e gioire del successo finale scaturito dal suo sudore e dal suo sacrificio.

Altro problema è rappresentato dall'ideale enciclopedico dell'insegnamento, il quale integra il metodo mnemonico. La scuola propugna infatti l'insegnamento di tutto lo scibile umano, riassunto e compendiato, ovviamente, in manuali. Lo studente è così costretto alla memorizzazione di migliaia di pagine stampate che sfida le leggi d'ogni potere umano. Inoltre l'apprendimento nozionistico finalizzato all'esame è assai labile: trascorso infatti qualche mese dall'esame stesso, il ragazzo non potrà che dimenticare la maggior parte della pletora di nozioni memorizzate poco prima. Al contrario Le Bon auspicava una formazione culturale dello studente più limitata, ma realmente acquisita.

Il sociologo francese si mostrava tuttavia scettico nei confronti di una riforma che potesse veramente raddrizzare le disgraziate sorti della scuola e dell'università. Occorreva infatti anzitutto cambiare la mentalità dei maestri e dei professori, malauguratamente troppo vecchi e fieri per cambiare; se con loro - essi pensavano - il metodo aveva funzionato, ciò voleva dire che esso era il migliore: pura e presuntuosa vanità... Tutti coloro che invece si mostravano liberi e innovatori venivano inevitabilmente messi in minoranza o ignorati.

Il vero ideale di Le Bon riguardo all'educazione era quello che riuscisse a formare il carattere e la personalità dei giovani, in luogo di preparare quest'ultimi alla monotona recitazione di un sapere che non è il loro. La scuola deve dunque formare ed educare prima ancora che istruire.

Per Le Bon, in ultima analisi, un uomo si valuta in base al suo carattere, non già alla sua cultura.

Questi presupposti saranno poi ripresi e sviluppati dall'eminente filosofo Giovanni Gentile (1875-1944), il quale li tramutò nella più grandiosa ed efficace riforma che l'Italia unita ricordi.

Nel 1923 il ministro dell'Istruzione varò dunque tale riforma che si ispirava in buona parte ai princìpi fondamentali propugnati da Le Bon.

Il sapere enciclopedico e mnemonico non era più praticabile. Esso fondava le proprie radici nel lontano medioevo, nel quale tutto lo scibile umano si credeva, dopo la rivelazione di Cristo, dato una volta per sempre. Il metodo mnemonico era stato poi perfezionato dai padri gesuiti e finalizzato all'apprendimento del latino, dando ottimi frutti. Ma ora che le conoscenze per tutte le materie si erano arricchite in maniera più che massiva, era veramente troppo il pretendere dal giovane studente una titanica impresa di memorizzazione di tutte queste nozioni.

Per la riforma gentiliana era quindi necessario riaccendere nella scuola la fede nelle forze spontanee dello spirito, e di assegnare di nuovo ad essa come fine non già l'enciclopedia o l'immediata utilità, bensì la formazione della personalità del discente. Occorreva dunque riaffiatare la scuola con la vita, della quale doveva essere prosecuzione e consapevole approfondimento, non negazione.


L'ideale enciclopedico, più consono alla mentalità delle masse, tende a valutare quantitativamente ogni forma di attività umana, premuta com'è da esigenze utilitarie. Tale utilitarismo, di stampo anglosassone, pone l'individuo in grado di trarre dal patrimonio del sapere il maggior numero possibile di nozioni immediatamente utilizzabili. Per i fautori della nuova riforma, invece, il sapere non esiste avulso dalla matrice che lo crea e lo alimenta, ossia la mente dell'uomo, ed educare significa suscitare e disciplinare energie, non già distribuire nozioni. Il manuale è dunque bandito, a insegnare poesia saranno i poeti, a insegnare filosofia saranno i filosofi: in questo modo il giovane studente, attraverso la lettura diretta delle fonti, dovrà sviluppare il proprio senso critico e svegliare la sua capacità di giudizio. Il manuale, ossia il sapere preconfezionato, lascia il posto alla dura ricerca del ragazzo, il quale si farà da sé il proprio manuale, frutto del suo lavoro intellettuale, e quindi veramente acquisito. Deve parimenti essere reintrodotta l'attività fisica, complementare a quella speculativa, di cui il regime fascista farà una bandiera, poiché, attraverso lo sforzo fisico, il discente deve temprare la propria volontà e il proprio senso del sacrificio in vista dell'obiettivo finale.

Ma come è possibile superare lo scetticismo che aveva espresso Le Bon riguardo alla mentalità dei professori che dovranno farsi carico di questo cambiamento metodologico? Come è possibile far loro rinunciare al metodo che li ha formati e che quindi reputano retto e giusto? I riformatori fascisti si appellarono dunque non già ai vecchi maestri della vecchia scuola, bensì ai giovani, a quegli stessi giovani che hanno entusiasmo e voglia di cambiare e innovare.

E non poteva essere altrimenti in un nazione che viveva e cantava al suono di Giovinezza...



Condividi

giovedì 30 ottobre 2008

KOSSIGA DOCET

Avete intenzione di distruggere l’Università Pubblica?

Volete arginare la pesante crisi economica con i soldi degli studenti?

Non sapete più cos’altro regalare a privati e banche?

Volete nascondere la verità e qualsiasi protesta?

Ecco la soluzione:


IL FASCISTA! (o RAGAZZO DI DESTRA!)
lui si prenderà le colpe per tutti i mali della società e potrete finalmente proseguire le vostre macchinazioni indisturbati!
e mi raccomando....

NESSUNA PIETÀ!

Condividi

Cui Prodest?





...«all’improvviso si scatena il delirio. Un gruppo del Blocco aggredisce gli studenti dei collettivi»... (Da “Repubblica” 30/10/2008)

...«ci siamo preoccupati quando i toni degli estremisti di destra si sono fatti duri (...) poi l’attacco da verbale a fisico (...) sono comparse catene e scudi: c’era premeditazione».... (Da “Il Tempo” 30/10/08)

Invece i ragazzi di destra sono fautori dell’unità generazionale e tutti a volto scoperto (e parlano di premeditazione...). I veri provocatori compaiono dal nulla, coperti da sciarpe e caschi (“Il Messaggero” ha pensato bene di oscurare le uniche facce identificabili, vedi pag. 35 Cronaca di Roma) e NESSUN quotidiano nazionale mostra le loro foto!









Nome: Strategia della tensione (soprannome: strategia degli opposti estremismi).

Data di Nascita: 1968, Università La Sapienza.

Segni particolari: fomentare e provocare scontri e divisioni tra gruppi giovanili che, seppur ideologicamente distanti, portano avanti una battaglia comune.

Mezzi: infiltrazioni, polizia, digos, MASS MEDIA.

Finalità: Distogliere l’attenzione dai reali problemi del paese e rafforzare il consenso verso il governo e la classe politica (vedi DC e PCI negli anni di piombo), sfruttando pregiudizi, paure e malinformazione.

Vittime: La Verità, la gioventù sana e ribelle, ogni forma di solidarietà anti-sistema.

Condividi

martedì 28 ottobre 2008

Democrazia. Anatomia di un falso

- La Democrazia Ateniese
- La riflessione politica di Aristotele
- Platone: L’alfiere anti-democratico
- Democrazia a Roma?
- La Democrazia secondo Alain de Benoist
- “Sudditi”. Manifesto contro la Democrazia
- Rivoluzione Francese e Democrazia giacobina (Francesco Polacchi)
- Le profezie di Tocqueville
- Democrazia e guerra fredda: anatomia di un paradosso (Carlomanno Adinolfi)
- Democrazia e capitale
- 60 anni di Partitocrazia italiana
- Democrazia come partecipazione: Moeller van den Bruck (Adriano Scianca)
- Democrazia: realtà e prospettive (Francesco Polacchi)

Condividi

Scuola e Università

- Un Blocco all’assalto del futuro (FRANCESCO POLACCHI & AVGVSTO)
- Neoterocrazia e Nuovo Umanesimo 
- 7 maggio: alla festa della rivoluzione 
- Posizione del Blocco Studentesco sulla Riforma Gelmini (Noah Mancini) 
- Nietzsche e la Scuola
- L’educazione da Le Bon a Gentile
- L’utopia di una scuola pubblica nella Grecia classica
- Heidegger e lUniversità
- L’Università che vogliamo (Francesco Polacchi)
- Il Blocco Studentesco contro le menzogne di Beppe Grillo
- Riflessioni sulla scuola (Fascista)...
- Riflessioni sulla scuola

Condividi

Biblioteca



Clicca sui titoli per scaricare i testi in pdf. Qualora si dovessero riscontrare problemi nel download di alcuni testi, è possibile scrivere ad augustomovimento@hotmail.it, specificando le opere che si disidera ricevere direttamente tramite e-mail.

- B. Mussolini, La Dottrina del Fascismo
- B. Mussolini, Discorsi (1914 – 1945) (in preparazione)
- B. Mussolini, Discorsi 19141922 [scarica anche qui]
- B. Mussolini, Programma di “San Sepolcro”
- A. De Ambris, La Carta del Carnaro
- Programma PNF 1921
- G. Gentile, Manifesto degli intellettuali fascisti
- G. Bottai, La Carta del Lavoro
- T. Cianetti, Il Sindacalismo fascista
- G. Gentile, Che cosa è il Fascismo
- G. Gentile, L’essenza del Fascismo
- G. Marconi, Scienza e Fascismo
- E. Ronchi, Mussolini creatore di economia
- Legge istitutiva della Camera dei Fasci e delle Corporazioni
- M. Sargenti, La Carta di Verona

- G. Mosse, Fascism and the French Revolution
- Z. Sternhell, The Birth of Fascist Ideology. From Cultural Rebellion to Political Revolution
-
A. Mezzano, I Danni del Fascismo

- G. Mazzini, Della Giovine Italia
- G. Le Bon, Psicologia delle folle
- G. Le Bon, Psychologie des foules
- G. Le Bon, Psychologie de l’éducation
- G. Sorel, Réflexions sur la violence
- F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra
- F. Nietzsche, Also sprach Zarathustra
- F. Nietzsche, Thus Spoke Zarathustra
- E. Pound, Scritti economici
- E. Pound, Abc dell’Economia
- F. P. Yockey, Imperium
- O. Mosley, Fascism
- Corporativismo e rappresentanza professionale nel pensiero di Oswald Mosley NUOVO!
- J. Evola, Il Cammino del Cinabro
- E. Jünger, Der Arbeiter
- E. Jünger, Der Waldgang
- Y. Mishima, Sole e Acciaio
- G. Orwell, 1984
- J. Thiriart, L’Europa come Stato e l’Europa come Nazione
- G. Auriti, Il paese dell’utopia. La risposta alle cinque domande di Ezra Pound
- G. Faye, Il sistema per uccidere i popoli
- F. Cardini, L’impero e gli imperi  
- M. Renzaglia, La parola a Ezra Pound
- G. Adinolfi, Sorpasso neuronico

- Dante, Commedia
- Dante, Monarchia (in preparazione)
- F. Petrarca, Italia mia

- N. Machiavelli, Il Principe
- N. Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio

- G. Della Casa, Galateo  
- U. Foscolo, Dei Sepolcri
- U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis
-
A. Manzoni, Marzo 1821
- G. Carducci, Odi barbare
- J. Gelli, Codice cavalleresco italiano  
- G. D’Annunzio, Laudi del Cielo, del Mare, della Terra e degli Eroi

- Omero, Iliade (trad. Vincenzo Monti)
- Omero, Odissea (trad. Ippolito Pindemonte)
- Virgilio, Eneide (trad. Annibal Caro)
- Erodoto, Storie
- Tucidide, La Guerra del Peloponneso
- Platone, Repubblica
- Platone, Leggi
- Aristotele, Politica
- Giulio Cesare, La guerra gallica (testo latino a fronte)
- Giulio Cesare, La guerra civile (testo latino a fronte)
- Sallustio, La guerra giugurtina
- Sallustio, La congiura di Catilina
- Tito Livio, Annali (libri I-X)
- Tacito, Annali
-
Tacito, Storie
- Curzio Rufo, Storia di Alessandro Magno (testo latino a fronte)
- Svetonio, Vita dei dodici Cesari
- Plutarco, Vite parallele (trad. inglese)

- Ed. Gibbon, History of the Decline and Fall of the Roman Empire
-
Th. Mommsen, Storia romana (1)
- Th. Mommsen, Storia romana (2)
- Th. Mommsen, Storia romana (3)

Condividi

Storia e Politica


- Riprendersi tutto: la voce delle «idee senza parole»
- Dentro e fuori CasaPound
- Italia come volontà di potenza
- Risorgimento e Fascismo
- Il Risorgimento nel mito di Roma
Giuseppe Mazzini: il profeta della «Nuova Italia»
- Perché la Destra è più no-global della Sinistra
- La nuova politica e la nazionalizzazione delle masse
- Robert Brasillach
- Yukio Mishima
- Samurai: storia, etica e mito
- Corneliu Zelea Codreanu
- Memento Audere Semper. La “Beffa di Buccari”
- Cos’è stato il ‘68?
- Bettino Craxi: un punto di vista
- In picchiata su Linate: gli ultimi minuti di vita di Enrico Mattei (2)
- 10 febbraio. Non scordo!
- La Strage di Bologna e i paladini della Verità
- Kosovo è Serbia?
- Kosovo è Serbia? (2)
- Kosovo è Serbia? (3)
- Le Donne di CasaPound
- Madri, ma davvero è meglio oggi?!

Interviste

- Giovani e Politica: A chi appartiene il domani? (Adinolfi-Morucci)
- Francesco Mancinelli
- Miro Renzaglia
- Luca Leonello Rimbotti
- Gianfranco Franchi
- Federico Magi
- Gabriele Adinolfi
- Adriano Scianca
- Francesco Polacchi

Condividi

Fascismo

- Il Male Assoluto?
- Risorgimento e Fascismo: il filo rosso della Liberazione nazionale
- Diario di uno squadrista toscano – Intervista ad Adriano Scianca
- Storia della cultura fascista 
Le origini dell’ideologia fascista
- «Caro Yvon, ...»: parla il Duce 
«Il mio amico Pound ha ragione»
- Fuori dagli schemi
- Gian Maria Guasti. Vae victis!
- Stato fantoccio


Le Verghe del Fascio

-
Sindacalismo rivoluzionario
- Corporativismo
- Socializzazione delle imprese
- Mario Carli FuturArdito
- Berto Ricci
“Fascista eretico”
- Anarchici di Mussolini
- Fascismo, Rivoluzione del Lavoro (Mario Gradi)
- Nicola Bombacci
- Il Fascismo di Delio Cantimori
- La sinistra fascista e il «nuovo fascismo»

Condividi

Letteratura Arte e Cinema

- !!!Neoterocrazia!!!
- Due minuti di poesia per il Blocco Studentesco
- Ezra Pound. Poesia per la RSI
- Gabriele D’Annunzio. Viva l’Italia, la Semprerinascente!
- Fight Club 150 anni prima: la Scapigliatura
- La Scapigliatura 150 anni dopo: Fight Club
- Militia (Léon Degrelle)
- American Psycho (Bret Easton Ellis)
- !!!FuTuR100!!!
- Teatro e Futurismo

- «Astrazioni Concettuali»: il nuovo futurismo di Corrado Delfini
-
Essi vivono (John Carpenter), Videodrome (David Cronenberg)
- Taxi Driver (Martin Scorsese)
- I mercenari (Sylvester Stallone)
Lo Hobbit: un’ambiguità di fondo
- Perché ci piace Rino Gaetano
- Tributo al Paroliberismo (Alberto Brandolin)
- The Obama Deception (L’inganno di Obama, di Alex Jones)

Condividi

Attualità

- Obama: l’uomo della Provvidenza?
- Piazza Navona. Cui prodest?
- Legge 133
- La classe politica italiana dal dopoguerra ad oggi
- Pietrangelo Buttafuoco a CasaPound
- L’antifascismo è un’idiozia. Valerio Morucci a CasaPound
- Povera Patria
- Sconti e feriti
- distURBE
- Elezioni USA: BARAKone mediatico
- Yes, THEY can!
- Obama. Fuori dagli schemi?
- Viaggio con i Karen
- Students for a free Tibet

Condividi

Antichità classica

- Le radici spirituali dell’Europa. Romanità ed Ellenicità
- Mos Maiorum
- Parallelismi: Augusto e Mussolini
- La “prima marcia su Roma”
- La cultura greca tra Islam e Occidente
- Pericle
- Gaio Giulio Cesare: epifania, epopea e tragedia
- Gaio Giulio Cesare (2)
- Gaio Giulio Cesare (3)
- Gaio Giulio Cesare (4)
- Gaio Giulio Cesare (5)

Condividi

Filosofia

- Friedrich Wilhelm Nietzsche. Un profilo
- Vilfredo Pareto. Borghesia, élites e Fascismo
- Oswald Spengler. Invito alla lettura
- Oswald Spengler, Il Tramonto dell’Occidente
- Spengler e la Russia
- Spengler e l’Italia
- Tradizione. Idee, teorie e forme
- Ernst Jünger: attraverso il XX secolo
- Ernst Jünger e la Grande Guerra
- Jünger: L’operaio e la mobilitazione totale
- Ernst Jünger: il Ribelle
- Ernst Jünger: L’Anarca
- Il cantore del mito nuovo: Giorgio Locchi (Adriano Scianca)
- Noi, inutili


Condividi

Economia

- Schiavi delle banche
- Signoraggio
- Banca del Tempo
- Privatizzazione dell’acqua
- Soluzioni alla crisi...

Condividi

Goliardia

- KOSSIGA DOCET
- L’Unità si svecchia e si adegua alle leggi del mercato
- Le prime serate di Rai3
- Buon Natale!
- Hanno detto di noi...
- L’altro Antonio... :)

Condividi

!!!28 oTToBrE 2008!!!

L’AVGVSTO nasce come movimento universitario d’avanguardia culturale, incontro spontaneo di studenti Ribelli.

Si propone come guida per l’informazione e l’approfondimento di temi che spaziano dall’attualità alle radici del pensiero occidentale.

Vuole ridare lustro e spessore all’università italiana, divenuta sempre più luogo di fossilizzazione e sterili proteste, copertina-copertura di interessi egoistici e privilegi spesso immeritati.

La sua battaglia ideale sarà salda nei princìpi ma dinamica nelle espressioni, aperta ad ogni dibattito: non cerca nessuno non rifiuta nessuno.

Pronto ad ogni sfida per elettrizzare il torpore contemporaneo che soffoca i nostri giovani entusiasmi.

L’AVGVSTO è sintesi di antico e moderno per un nuovo e vigoroso slancio verso l'avvenire.

Condividi