di Marco Aurelio Casalino
L’elezione di Barack Obama ha scatenato momenti di entusiasmo prossimi al delirio collettivo, un’esaltazione quasi messianica per il primo uomo di colore che ha avuto accesso alla Casa Bianca. In Europa, e nel Mondo, la frenesia ha attraversato tutti gli ambiti sociali, suscitando atti di ritrovata fede nelle virtù (virtù?) della democrazia (democrazia?) statunitense e ubriacature condite da forti dosi di propaganda etnicista per il baldo Obama. Ora, passato qualche mese dall’evento, è venuta l’ora di riconsiderarlo con maggiore attenzione politica e spogliandosi di emotività. È vero, sì, che gli abitanti degli Stati Uniti sono soliti eleggere un uomo politico come fosse una rock star carismatica, tutto stile glamour, molto people, e tutto frasi fatte e propaganda d’impatto (una sintesi fra Fonzie e il Principe di Bel-Air…) ma noi, che dovremmo essere diversi nei giudizi, conoscendo gli uomini, la politica e la storia, avremo un’altra luce nel vedere la realtà per come essenzialmente è (non nutro molte speranze in questo, in quanto è arrivata anche da noi questa sorta di politica da “avanspettacolo”, tutta slogan e niente idee… ma almeno ci spero).
Un semplice colpo d’occhio alla squadra che ha gestito e finanziato la campagna del candidato Obama, con una raccolta di biografie delle persone “cruciali”, e tutto torna normale. Infatti, l’importante per le “vere” classi dirigenti statunitensi non è il partito di questo o di quel governo, ma il partito che, pur cambiando, è in grado di assicurare il potere già esistente nello Stato, cioè quel complesso di lobbies militare-industriale-finanziario (cioè politico…) che, apparentemente ma solo spettacolarmente, dà l’impressione di corrispondere alle aspirazioni delle masse, ma realmente continua nel suo “progetto”, fatto di interessi finanziari, simbolici e, quindi, politici. «Bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga come prima» diceva Orwell. Il capitalismo più avanzato e, quindi, più potente è quello apparentemente più tollerante, cioè quello aperto a qualsiasi tipo di partito (democratico ovviamente), a qualsiasi sfaccettatura della amata globalizzazione, quindi socializzazione, sessualizzazione, destra repubblicana, sinistra democratica, ateismo, omosessualità, travestiti, lesbiche, negri, ispanici, cinesi, coreani, ebrei, amerindi ecc. Non esiste origine etnica, né discriminazione politica o culturale, a patto che tutto queste realtà non mettano in discussione il “Potere”. Si tratta di una “positività” estremamente vincente (anche se talvolta scade nel grottesco o nel politically correct), creando una miscela di differenze (innocue) nella quale si dà vita ad un collage, il cosiddetto «Melting pot», dove quella che chiamiamo «società» o «Stato» non è altro che un’accozzaglia di razze, culture, popoli, spersonificati a dovere e amalgamati tutti insieme, come per azzerarli, annientarli, massificarli, come avviene nella sfera della merce e dei prodotti (vedi «l’uomo massa» di Marx).
Da questa realtà profondamente malefica proviene Obama e la sua elezione, e solo i soliti ingenui e ciechi (anche se imbardati di lauree e titoli…) possono non considerarla per quello che è: una grande operazione di marketing politico. Questi dovrebbero sapere, prima di adulare, che lo Stato capitalista che dirige e domina la grande economia (e quindi la politica mondiale), avente come ideologia cardine il “Dio Denaro” e la sacralizzazione quasi mistica della ricchezza (da cui scaturiscono ovviamente povertà e schiavitù per i restanti 2/3 del mondo…), mai avrebbe e mai ha accettato, approvato od anche solo tollerato una forza autenticamente popolare, se Obama in questo l’hanno confuso. Ogni realtà che ha messo o anche solo provato a mettere in discussione l’equilibrio dei Poteri, la distribuzione del denaro (ehm, scusate Dio…) e delle proprietà, è stato schiacciato, senza margini di negoziato, con un gioco “democratico” molto abile. È la storia che parla, non io. Allora, come è andata davvero?
Quattro anni fa Barack Obama non era che un giovane senatore dell’Illinois, eletto da poco, e anche sconosciuto. Due anni fa dichiarò la sua candidatura alla presidenza. Tenendo conto che non è un esperto mestierante della politica come la sua rivale Hillary Clinton, non poteva fare appello a dinastie potenti come Roosevelt o a famiglie cattoliche ricchissime come Kennedy, non ha mai svolto ruoli di primo piano in campo militare come l’altro suo rivale McCain, non ha la preparazione culturale del suo idolo Lincoln, allora c’è davvero da chiedersi: come diavolo (e forse il diavolo ne sa qualcosa…) ha fatto a diventare Presidente di una delle prime potenze mondiali?! Sarà bastato un semplice «Yes, we can!»?! Oppure sarà bastato essere di colore? Per quanto mi riguarda, il valore politico di un uomo non è dato dal suo colore della pelle, anzi, a tutti i suoi buonisti, moralisti e zelanti-simpatizzanti, rispondo che è in realtà una maniera molto razzista e semplicistica di giudicare, quasi che la grande politica sia questione di razza, e non di idee.
Partiamo dal punto cardine che Barack Obama, fin dal momento della sua candidatura, ricevette immediatamente somme considerevoli. E, se mi avete seguito fino ad ora, avrete capito che il “Sistema” non consente mai l’emergere di una candidatura imprevista. Insomma, parliamoci chiaramente: il caro Obama ha giocato il gioco dei padroni della Finanza Mondiale, e il sostegno senza riserve che gli hanno accordato George Soros (in foto) e Warren Buffet (chi sono?... INFORMATEVI!!!) la dice lunga sulle sue relazioni con il capitalismo finanziario e sul suo non essere il “nuovo Messia”. Gli Stati Uniti non sono solo il paese più odiato al mondo, ma anche quello che, a furia di speculazioni da parte dell’alta Finanza Mondiale sui popoli, trascina il Pianeta intero nel suo naufragio economico, nonché culturale. Sono in stato di recessione avanzata, oggetto di speculazioni massicce. Per non perdere il sostegno necessario a proseguire la loro politica imperiale, se non si voleva che il Paese diventasse ingovernabile, bisognava proporre qualcosa di nuovo, una nuova immagine, senza intaccare il potere economico e politico: lavorare sull’immagine come fosse un simulacro. Una scelta di facciata che superasse la solita classe politica che esiste da tre decenni e creare l’uomo della provvidenza. «Creare», ho detto. E Obama coincide perfettamente con quest’immagine: giovane, rinnovato, apparentemente non compromesso con la vecchia guardia politicante, uomo di colore sposato con donna di colore, buon padre di famiglia, sorridente e che, in un periodo di crisi mondiale, dice: «sì, possiamo farcela!». Meglio di così? Ecco costruita l’immagine perfetta, con la speranza di cambiare per il popolo ma senza che il Potere voglia farlo davvero.
Ed ecco un modo fruttuoso per consolidare quest’immagine perfetta. Togliamoci un piccolo sassolino dalla scarpa. Il vincitore del festival di Sanremo non è sempre il miglior cantante, così come chi si aggiudica l’Oscar non è per forza il miglior attore. È solo spettacolo. Ma almeno il premio Nobel (per la pace poi!) dovrebbe essere tutt’altro che spettacolo, dovrebbe essere un esempio, un punto di riferimento. Non è così. È solo spettacolo (ahi noi…). L’assegnazione è spiccatamente pilotata dalle potenti lobbies politiche e dai media a loro asserviti. Ma tutto, nella vita, va dimostrato. Il vincitore del premio Nobel per la pace è Barack Obama, per «i suoi straordinari sforzi nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione fra i popoli». Una scelta quantomeno criticabile e discutibile (per i più) e assolutamente ridicola (per me), in quanto il Presidente USA mantiene ancora schierate le sue truppe in Iraq, prosegue (e come!) la guerra in Afghanistan, anzi coinvolgendo nei raid anche il Pakistan, prosegue le azioni militari in Somalia, mentre soldati USA combattono nelle Filippine. Forse qualcuno («i più», citati poc’anzi) non è ancora soddisfatto. Allora, continuo a rendere ancora più stravagante questo Nobel per la pace: ha piazzato Consiglieri e addestratori militari Usa nel sud della Thailandia, contro i separatisti islamici di Pattani, anche loro accusati di legami con Al-Qaida (rimane ancora oscuro ed inspiegabile nonché invisibile questo “terrorismo” di Al-Qaida…); in Georgia, contro i separatisti osseti e abkhazi sostenuti dalla Russia; in Colombia, contro i guerriglieri delle FARC; in Niger, Mali e Tunisia, contro le cellule locali di Al-Qaida nel Maghreb Islamico (ancora con questo Al-Qaida…); in Yemen contro le milizie di Al-Qaida (!) nella penisola Araba. Ecco il valore di un Nobel per la pace. Sarei curioso di sapere cosa pensano di questa assegnazione tutte le mamme dei militari uccisi (americani e non), o tutte quelle persone che hanno visto massacrati e trucidati i loro cari od anche dei semplici “esseri umani” (non dimentichiamoci che questo siamo…) davanti ai loro occhi, in nome della democrazia e, appunto, della pace (!). Ecco lo «straordinario sforzo» di quest’uomo, ecco la «cooperazione tra i popoli». E mi sto limitando alla semplice amministrazione Obama. Non vorrei andare a ritroso nei precedenti Nobel per la pace. Ora, per il 2010, aspettiamo il Nobel per la “Fisica” a Fabrizio Corona.
Infine, per avere un quadro della situazione veramente completo, farò anche qualche nome sul gadget dei “salvatori”, cioè su coloro che rappresentano gli Stati Uniti d’America, e quindi il suo Presidente: Zbigniew Brzezinski (autore di un libro dove parla di dominio imperiale, dal titolo La grande scacchiera) come dirigente degli Affari Esteri, Bill Gates (non ha bisogno di presentazioni e non fa certo parte del “popolo”…), come Segretario al Tesoro c’è Timothy Geithner (Presidente della FED di New York, anch’essa non proprio attenta ai bisogni del popolo), o anche Lawrence Summers al Consiglio Nazionale Economico (è l’ex presidente di Harvard ed è stato già Segretario al Tesoro con Bill Clinton…). Quanta bella gente, e nuova soprattutto. Ops, dimenticavo: c’è Rahm Israel Emanuel, l’espertissimo lobbista di Washington (già consigliere di Freddie Mae, oggi in fallimento!), l’uomo che fu volontario nell’esercito israeliano durante la guerra del Golfo e che ora predica la guerra contro l’Iran ed un sostegno incondizionato sempre a Israele (ma Obama non era pacifista?).
Se, a mo’ di conclusione, le élites statunitensi avessero voluto davvero mostrare al paese e al mondo un cambiamento simbolico reale e forte (non parlo di un cambiamento di Sistema, che soltanto una rivoluzione potrebbe suscitare), non avrebbero scelto un meticcio il cui padre non era nemmeno un discendente di schiavi. Avrebbero, invece, scelto un indiano, un pellerossa. I neri sono, malgrado loro, il prodotto della conquista del potere bianco negli Stati Uniti. Nonostante siano da sempre stati vittime di un duro e ostentato razzismo da parte dei bianchi, hanno partecipato nondimeno da soldati americani alla conquista del West, senza preoccuparsi troppo della sorte genocida riservata agli Amerindi. E questo è solo un esempio, perché i neri hanno, ormai da secoli, sempre cercato di sopportare questo celato razzismo pur di vivere nell’American dream da schiavi e scomunicati ma comunque americani. Schiavi sì, ma del loro stesso destino, che loro stessi hanno scelto.
Gli Indiani d’America tutti, invece, pur avendo subìto uno sterminio totale (si parla di circa 70 milioni di persone!), hanno sempre combattuto con indomito coraggio ed infinito onore contro l’invasione bianca, coprendosi di gloria per sempre.
Se l’élite avesse desiderato dare un simbolo forte di un’America che riconosceva il debito con gli autoctoni che i suoi padri hanno spogliato delle loro terre, della loro dignità, cultura e delle loro credenze, avrebbero dovuto promuovere al posto supremo un indiano. Io, personalmente, l’avrei comunque vissuta come un’ennesima presa in giro (prima ti stermino, poi ti metto al comando, tanto comando sempre io…) ma almeno una presa in giro che tiene conto della storia. Ma non poteva farlo, non poteva agire così, avrebbe implicitamente ma automaticamente provato l’illegittimità del potere bianco sui popoli autoctoni. E tutte quelle guerre poi? Non sarebbero state più giuste e democratiche! Allora, meglio Obama. E togliamoci il pensiero.
Un semplice colpo d’occhio alla squadra che ha gestito e finanziato la campagna del candidato Obama, con una raccolta di biografie delle persone “cruciali”, e tutto torna normale. Infatti, l’importante per le “vere” classi dirigenti statunitensi non è il partito di questo o di quel governo, ma il partito che, pur cambiando, è in grado di assicurare il potere già esistente nello Stato, cioè quel complesso di lobbies militare-industriale-finanziario (cioè politico…) che, apparentemente ma solo spettacolarmente, dà l’impressione di corrispondere alle aspirazioni delle masse, ma realmente continua nel suo “progetto”, fatto di interessi finanziari, simbolici e, quindi, politici. «Bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga come prima» diceva Orwell. Il capitalismo più avanzato e, quindi, più potente è quello apparentemente più tollerante, cioè quello aperto a qualsiasi tipo di partito (democratico ovviamente), a qualsiasi sfaccettatura della amata globalizzazione, quindi socializzazione, sessualizzazione, destra repubblicana, sinistra democratica, ateismo, omosessualità, travestiti, lesbiche, negri, ispanici, cinesi, coreani, ebrei, amerindi ecc. Non esiste origine etnica, né discriminazione politica o culturale, a patto che tutto queste realtà non mettano in discussione il “Potere”. Si tratta di una “positività” estremamente vincente (anche se talvolta scade nel grottesco o nel politically correct), creando una miscela di differenze (innocue) nella quale si dà vita ad un collage, il cosiddetto «Melting pot», dove quella che chiamiamo «società» o «Stato» non è altro che un’accozzaglia di razze, culture, popoli, spersonificati a dovere e amalgamati tutti insieme, come per azzerarli, annientarli, massificarli, come avviene nella sfera della merce e dei prodotti (vedi «l’uomo massa» di Marx).
Da questa realtà profondamente malefica proviene Obama e la sua elezione, e solo i soliti ingenui e ciechi (anche se imbardati di lauree e titoli…) possono non considerarla per quello che è: una grande operazione di marketing politico. Questi dovrebbero sapere, prima di adulare, che lo Stato capitalista che dirige e domina la grande economia (e quindi la politica mondiale), avente come ideologia cardine il “Dio Denaro” e la sacralizzazione quasi mistica della ricchezza (da cui scaturiscono ovviamente povertà e schiavitù per i restanti 2/3 del mondo…), mai avrebbe e mai ha accettato, approvato od anche solo tollerato una forza autenticamente popolare, se Obama in questo l’hanno confuso. Ogni realtà che ha messo o anche solo provato a mettere in discussione l’equilibrio dei Poteri, la distribuzione del denaro (ehm, scusate Dio…) e delle proprietà, è stato schiacciato, senza margini di negoziato, con un gioco “democratico” molto abile. È la storia che parla, non io. Allora, come è andata davvero?
Quattro anni fa Barack Obama non era che un giovane senatore dell’Illinois, eletto da poco, e anche sconosciuto. Due anni fa dichiarò la sua candidatura alla presidenza. Tenendo conto che non è un esperto mestierante della politica come la sua rivale Hillary Clinton, non poteva fare appello a dinastie potenti come Roosevelt o a famiglie cattoliche ricchissime come Kennedy, non ha mai svolto ruoli di primo piano in campo militare come l’altro suo rivale McCain, non ha la preparazione culturale del suo idolo Lincoln, allora c’è davvero da chiedersi: come diavolo (e forse il diavolo ne sa qualcosa…) ha fatto a diventare Presidente di una delle prime potenze mondiali?! Sarà bastato un semplice «Yes, we can!»?! Oppure sarà bastato essere di colore? Per quanto mi riguarda, il valore politico di un uomo non è dato dal suo colore della pelle, anzi, a tutti i suoi buonisti, moralisti e zelanti-simpatizzanti, rispondo che è in realtà una maniera molto razzista e semplicistica di giudicare, quasi che la grande politica sia questione di razza, e non di idee.
Partiamo dal punto cardine che Barack Obama, fin dal momento della sua candidatura, ricevette immediatamente somme considerevoli. E, se mi avete seguito fino ad ora, avrete capito che il “Sistema” non consente mai l’emergere di una candidatura imprevista. Insomma, parliamoci chiaramente: il caro Obama ha giocato il gioco dei padroni della Finanza Mondiale, e il sostegno senza riserve che gli hanno accordato George Soros (in foto) e Warren Buffet (chi sono?... INFORMATEVI!!!) la dice lunga sulle sue relazioni con il capitalismo finanziario e sul suo non essere il “nuovo Messia”. Gli Stati Uniti non sono solo il paese più odiato al mondo, ma anche quello che, a furia di speculazioni da parte dell’alta Finanza Mondiale sui popoli, trascina il Pianeta intero nel suo naufragio economico, nonché culturale. Sono in stato di recessione avanzata, oggetto di speculazioni massicce. Per non perdere il sostegno necessario a proseguire la loro politica imperiale, se non si voleva che il Paese diventasse ingovernabile, bisognava proporre qualcosa di nuovo, una nuova immagine, senza intaccare il potere economico e politico: lavorare sull’immagine come fosse un simulacro. Una scelta di facciata che superasse la solita classe politica che esiste da tre decenni e creare l’uomo della provvidenza. «Creare», ho detto. E Obama coincide perfettamente con quest’immagine: giovane, rinnovato, apparentemente non compromesso con la vecchia guardia politicante, uomo di colore sposato con donna di colore, buon padre di famiglia, sorridente e che, in un periodo di crisi mondiale, dice: «sì, possiamo farcela!». Meglio di così? Ecco costruita l’immagine perfetta, con la speranza di cambiare per il popolo ma senza che il Potere voglia farlo davvero.
Ed ecco un modo fruttuoso per consolidare quest’immagine perfetta. Togliamoci un piccolo sassolino dalla scarpa. Il vincitore del festival di Sanremo non è sempre il miglior cantante, così come chi si aggiudica l’Oscar non è per forza il miglior attore. È solo spettacolo. Ma almeno il premio Nobel (per la pace poi!) dovrebbe essere tutt’altro che spettacolo, dovrebbe essere un esempio, un punto di riferimento. Non è così. È solo spettacolo (ahi noi…). L’assegnazione è spiccatamente pilotata dalle potenti lobbies politiche e dai media a loro asserviti. Ma tutto, nella vita, va dimostrato. Il vincitore del premio Nobel per la pace è Barack Obama, per «i suoi straordinari sforzi nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione fra i popoli». Una scelta quantomeno criticabile e discutibile (per i più) e assolutamente ridicola (per me), in quanto il Presidente USA mantiene ancora schierate le sue truppe in Iraq, prosegue (e come!) la guerra in Afghanistan, anzi coinvolgendo nei raid anche il Pakistan, prosegue le azioni militari in Somalia, mentre soldati USA combattono nelle Filippine. Forse qualcuno («i più», citati poc’anzi) non è ancora soddisfatto. Allora, continuo a rendere ancora più stravagante questo Nobel per la pace: ha piazzato Consiglieri e addestratori militari Usa nel sud della Thailandia, contro i separatisti islamici di Pattani, anche loro accusati di legami con Al-Qaida (rimane ancora oscuro ed inspiegabile nonché invisibile questo “terrorismo” di Al-Qaida…); in Georgia, contro i separatisti osseti e abkhazi sostenuti dalla Russia; in Colombia, contro i guerriglieri delle FARC; in Niger, Mali e Tunisia, contro le cellule locali di Al-Qaida nel Maghreb Islamico (ancora con questo Al-Qaida…); in Yemen contro le milizie di Al-Qaida (!) nella penisola Araba. Ecco il valore di un Nobel per la pace. Sarei curioso di sapere cosa pensano di questa assegnazione tutte le mamme dei militari uccisi (americani e non), o tutte quelle persone che hanno visto massacrati e trucidati i loro cari od anche dei semplici “esseri umani” (non dimentichiamoci che questo siamo…) davanti ai loro occhi, in nome della democrazia e, appunto, della pace (!). Ecco lo «straordinario sforzo» di quest’uomo, ecco la «cooperazione tra i popoli». E mi sto limitando alla semplice amministrazione Obama. Non vorrei andare a ritroso nei precedenti Nobel per la pace. Ora, per il 2010, aspettiamo il Nobel per la “Fisica” a Fabrizio Corona.
Infine, per avere un quadro della situazione veramente completo, farò anche qualche nome sul gadget dei “salvatori”, cioè su coloro che rappresentano gli Stati Uniti d’America, e quindi il suo Presidente: Zbigniew Brzezinski (autore di un libro dove parla di dominio imperiale, dal titolo La grande scacchiera) come dirigente degli Affari Esteri, Bill Gates (non ha bisogno di presentazioni e non fa certo parte del “popolo”…), come Segretario al Tesoro c’è Timothy Geithner (Presidente della FED di New York, anch’essa non proprio attenta ai bisogni del popolo), o anche Lawrence Summers al Consiglio Nazionale Economico (è l’ex presidente di Harvard ed è stato già Segretario al Tesoro con Bill Clinton…). Quanta bella gente, e nuova soprattutto. Ops, dimenticavo: c’è Rahm Israel Emanuel, l’espertissimo lobbista di Washington (già consigliere di Freddie Mae, oggi in fallimento!), l’uomo che fu volontario nell’esercito israeliano durante la guerra del Golfo e che ora predica la guerra contro l’Iran ed un sostegno incondizionato sempre a Israele (ma Obama non era pacifista?).
Se, a mo’ di conclusione, le élites statunitensi avessero voluto davvero mostrare al paese e al mondo un cambiamento simbolico reale e forte (non parlo di un cambiamento di Sistema, che soltanto una rivoluzione potrebbe suscitare), non avrebbero scelto un meticcio il cui padre non era nemmeno un discendente di schiavi. Avrebbero, invece, scelto un indiano, un pellerossa. I neri sono, malgrado loro, il prodotto della conquista del potere bianco negli Stati Uniti. Nonostante siano da sempre stati vittime di un duro e ostentato razzismo da parte dei bianchi, hanno partecipato nondimeno da soldati americani alla conquista del West, senza preoccuparsi troppo della sorte genocida riservata agli Amerindi. E questo è solo un esempio, perché i neri hanno, ormai da secoli, sempre cercato di sopportare questo celato razzismo pur di vivere nell’American dream da schiavi e scomunicati ma comunque americani. Schiavi sì, ma del loro stesso destino, che loro stessi hanno scelto.
Gli Indiani d’America tutti, invece, pur avendo subìto uno sterminio totale (si parla di circa 70 milioni di persone!), hanno sempre combattuto con indomito coraggio ed infinito onore contro l’invasione bianca, coprendosi di gloria per sempre.
Se l’élite avesse desiderato dare un simbolo forte di un’America che riconosceva il debito con gli autoctoni che i suoi padri hanno spogliato delle loro terre, della loro dignità, cultura e delle loro credenze, avrebbero dovuto promuovere al posto supremo un indiano. Io, personalmente, l’avrei comunque vissuta come un’ennesima presa in giro (prima ti stermino, poi ti metto al comando, tanto comando sempre io…) ma almeno una presa in giro che tiene conto della storia. Ma non poteva farlo, non poteva agire così, avrebbe implicitamente ma automaticamente provato l’illegittimità del potere bianco sui popoli autoctoni. E tutte quelle guerre poi? Non sarebbero state più giuste e democratiche! Allora, meglio Obama. E togliamoci il pensiero.
Con fatica sono riuscita a leggere tutto... Mi dispiace che l'odio vi accechi gli occhi in questo modo.. Obama sta davvero facendo qualcosa per l'America e voi ( non so chi sia l'autore di questo articolo) sapete solo parlare..insultando poi e dando poco più che la vostra opinione. Un altra cosa poi..Noi siamo così diversi nei giudizi ai fini delle elezioni?? E allora cm è posibile che in Italia ci troviamo come ci troviamo?? Forse perchè la max parte degli italiani si lascia abindolare? Non dico certo che Obama ( come nessun altro essere umano del resto) sia un santo, ma vi invito a giudicare i fatti, che x carità forse non sono molti ma paragonati al tempo credo che siano giusti: riforma sanitaria,pace in Medio Oriente, la chiusura di Guatanamo.. Vi invito ad essere più aperti e ad attendere prima di sputare sentenze. E' solo la mia opinione esposta liberamente nel rispetto (ma non nella condivisione) della vostra.
RispondiEliminaCaro Anonimo,
RispondiEliminanon c'è assolutamente odio in noi, e tantomeno traspare dall'articolo. Quali sarebbero a tuo avviso le parole rancorose del post? Per adesso hai "parlato", dimostra con citazioni dove sarebbe tutto quest'astio.
Tra l'altro ogni affermazione di Marco Aurelio (autore dell'articolo, un universitario) è suffragata da dati inoppugnabili. Parli di pace in Medio Oriente e chiusura di Guantamo? Per adesso queste sono solo "buone intenzioni" espresse da Obama, che per adesso non hanno avuto séguito. In caso è Obama che "sa solo parlare", non noi. Un Premio Nobel dovrebbe basarsi su FATTI, e ben poderosi per giunta, e non su "buone intenzioni" (v. il motivo del Nobel: «i suoi straordinari sforzi nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione fra i popoli»). Poi gli uomini di governo di Obama non sono proprio dei pacifisti (letti i nomi?), senza contare che la riforma sanitaria dubito che venga realizzata, vista la levata di scudi pressoché totale delle lobbies ospedaliere e farmaceutiche. Ti consiglio inoltre la lettura dell'analisi sulla poltica estera nordamericana di Niall Ferguson all'indomani dell'elezione di Obama (http://augustomovimento.blogspot.com/2008/11/yes-they-can.html). Insomma, per adesso Obama non ha FATTO nulla di veramente "rivoluzionario" (semmai sorprende la continuità con la gestione-Bush jr.): ha solo "parlato". E visto che noi ci basiamo sui FATTI, vogliamo FATTI da Obama. Dovesse veramente realizzare i suoi progetti, ci rimangeremmo quanto esposto nell'articolo. D'altronde il titolo del post è "Obama: l'uomo della Provvidenza?", ossia pone un interrogativo, non "sputa sentenze".
Credo tu abbia proprio preso un granchio.
Saluti
sentenze non lo sono sicuro perchè quest'ultime almeno devono essere motivate prima di essere "sputate"(io direi meglio vomitate in questo caso).
RispondiEliminaMa.. "Da questa realtà profondamente malefica proviene Obama e la sua elezione, e solo i soliti ingenui e ciechi (anche se imbardati di lauree e titoli…) possono non considerarla per quello che è: una grande operazione di marketing politico."
e... "L’assegnazione è spiccatamente pilotata dalle potenti lobbies politiche e dai media a loro asserviti."
..."il caro Obama ha giocato il gioco dei padroni della Finanza Mondiale, e il sostegno senza riserve che gli hanno accordato George Soros (in foto) e Warren Buffet"...( che poi Buffet, affermi che sia malefico solo perchè è l'uomo più ricco del mondo?? mah...se ti informi su chi è davvero avrai delle piacevoli sorprese)
Complimentoni per le Domandone.
"Tra l'altro ogni affermazione è suffragata da dati inoppugnabili" ..
Sono dati inoppugnabili, che da soli non dicono assolutamente nulla... è l'interpretazione che fa veramente pena..
Cara Anonima (per quanto ancora lo sarai?),
RispondiEliminati rispondo per gradi:
«sentenze non lo sono sicuro perchè quest'ultime almeno devono essere motivate prima di essere "sputate"(io direi meglio vomitate in questo caso)»
Ammetti che non abbiamo «sputato sentenze» (contraddicendo il tuo primo intervento), e ora dici che le abbiamo «vomitate», dal momento che – secondo te – non le abbiamo motivate. Diciamo che se non «sputo sentenze», tantomeno devo «motivarle». E poi ad ogni modo, l’autore ha ben corroborato le sue affermazioni con dati che sono sotto gli occhi di tutti (lo hai detto tu stessa: «Sono dati inoppugnabili», riecheggiando la mia risposta).
«Ma.. "Da questa realtà profondamente malefica proviene Obama e la sua elezione, e solo i soliti ingenui e ciechi (anche se imbardati di lauree e titoli…) possono non considerarla per quello che è: una grande operazione di marketing politico."
e... "L’assegnazione è spiccatamente pilotata dalle potenti lobbies politiche e dai media a loro asserviti."»
Queste sarebbero le frasi piene di odio?!?!?! Il rilevare che Obama è stato scelto per la sua immagine (definita «simulacro» nell’articolo»)? Dire che il Nobel (immeritato perché non ha FATTO nulla) è stato pilotato è un’affermazione rancorosa? Per favore, non arrampicarti sugli specchi: rischi di squalificarti.
«..."il caro Obama ha giocato il gioco dei padroni della Finanza Mondiale, e il sostegno senza riserve che gli hanno accordato George Soros (in foto) e Warren Buffet"...( che poi Buffet, affermi che sia malefico solo perchè è l'uomo più ricco del mondo?? mah...se ti informi su chi è davvero avrai delle piacevoli sorprese)»
Nessuno dice che Buffet sia «malefico» in quanto secondo uomo più ricco del mondo, ma che certo non sia un amico del popolo lo deduciamo dalle sue quote da capogiro in banche, multinazionali (ad es. Coca Cola), società assicurative, ecc. (ti va di dare un’occhiatina?: http://it.geocities.com/investmentkings82/buffet.htm). Se poi le «piacevoli sorprese» di cui parli sono le donazioni benefiche che ha fatto (dandole alla fondazione di Bill Gates!), mi fai ridere per due motivi:
1. La solidarietà VERA è quella che si paga sulla propria pelle, non quella da talk show o che si fa strappando assegni;
2. È una bella presa per i fondelli: prima ti affamo delocalizzando e speculando sul tuo debito (che io ho creato), e poi ti do il contentino.
Insomma, se Buffet è il tuo eroe, sei messa male.
«Sono dati inoppugnabili, che da soli non dicono assolutamente nulla... è l'interpretazione che fa veramente pena..»
Posso comprendere la tua stizza, dovuta al fatto che abbiamo demolito un tuo mito (Obama), tuttavia ti invito ad essere un po’ più educata e rispettosa, poiché – te lo ricordo – stai scrivendo sul nostro blog (cioè “casa nostra”).
La nostra interpretazione è certamente discutibile, nessuno l’ha proposta come dogma, anzi è all’attenzione di tutti proprio al fine di suscitare il dibattito. Certo se poi si interviene affermando che Obama ha fatto cose che non ha fatto (chiusura di Guantanamo, riforma sanitaria, pace in Medio Oriente,…), si cade nel ridicolo, cioè: non parti da dati di fatto per formulare un’analisi, ma forzi i fatti (che non ci sono) per dimostrare un’analisi astratta.
Insomma, se ti interessa il dibattito, porta FATTI e non promesse di Obama. Magari spiegaci perché il governo-Obama è infarcito di uomini del CFR, della Trilateral e della Bildeberg, ossia le lobbies finanziarie e bancarie più potenti del mondo, cioè le nemiche del popolo.
Se questo non ti interessa, chiudiamola qui: risparmieremo tutti tempo ed energie.
Saluti
Trifumine....ci tengo a precisare che vi sono due commenti firmati anonimamente.. Il mio è il primo, l'altro non mi appartiene. Non mi va certo di continuare all'infinito questa discussione. Conosco personalmente l'autore dell'articolo, x qst volevo precisare quale fosse il mio commento e quale no. Saluti.
RispondiEliminaSe c'è stata un'incomprensione, mi dispiace, ma i due commenti sembravano (e, malgrado tutto, sembrano) seriali, scritti dalla stessa persona. Tuttavia è strano che tu ora dica «conosco personalmente l'autore dell'articolo», se nel primo (che dici appartenerti) hai scritto «non so chi sia l'autore di questo articolo». Strano, no?
RispondiEliminaCmq consiglio di firmarsi (con un nome di battesimo, con un'iniziale o quello che volete), cosicché non si faccia confusione.
Sul merito della questione, non aggiungerò altro a quanto già esposto.
Il nome dell'autore l'hai scritto tu, ecco perchè ho detto solo dopo di conoscerlo..quindi di srano non c è proprio nulla. Quanto ai Commentisembrano effettivamente seriali ma se quello fosse stato mio non aVrei certo avuto problemi a dirlo,anzi.Grazie a Dio, o a qualcun'altro, siamo in un paese libero e posso esprimere il mio pensiero liberamente, anche se ci sarebbe da esprimere una lunga parentesi su ciò,che non riguarda certo Obama e l'America e che quindi evito di aprire. Saluti a voi! da: E.M.M.
RispondiEliminaCara E.M.M.,
RispondiElimina«Il nome dell'autore l'hai scritto tu, ecco perchè ho detto solo dopo di conoscerlo».
Veramente il nome dell'autore è sempre stato presente, proprio all'inizio dell'articolo. Vabbe'...
«Grazie a Dio, o a qualcun'altro, siamo in un paese libero e posso esprimere il mio pensiero liberamente»
Infatti qui ognuno è libero di dire quello che vuole, e i commenti di chiunque saranno sempre pubblicati, anche se duri e decisi, purché rispettosi ed educati.
Quindi chi ha idee e coraggio si faccia avanti.
è proprio necessario discutere sul modo in cui la gente si esprime? viene il mal di testa a leggere questi commenti e risposte!!!!
RispondiEliminaComunque personalmente ho trovato l'articolo molto interessante (anche se avrei evitato il discorso sui pellerossa)e non nascondo che nel leggerlo ho provato una grande amarezza. L'America è così, lo si è sempre saputo, ma speriamo che il nostro caro Obama pur essendo completamente immischiato nella sporcizia di quel mondo sappia fare meno danni dei suoi predecessori e tenti di fare buona faccia e cattivo gioco con le potenze delle lobbies. Per il nostro bene voglio essere fiduciosa!
Grande Trifulmine e complimenti a Marco Aurelio.
Di uomo della provvidenza ce ne fu uno solo e, posto anche che ce ne saranno altri, infra questi di certo non troveremo Obama. Complimenti per il post! Alessandra
RispondiElimina"Insomma, parliamoci chiaramente: il caro Obama ha giocato il gioco dei padroni della Finanza Mondiale, e il sostegno senza riserve che gli hanno accordato George Soros (in foto) e Warren Buffet (chi sono?... INFORMATEVI!!!) la dice lunga sulle sue relazioni con il capitalismo finanziario e sul suo non essere il “nuovo Messia”."(cit.) è la parte più interessante dell'articolo. Si può essere d'accordo o meno (soprattutto su alcuni punti del testo) con l'autore (persona in ogni caso degna di stima), ma l'"INFORMATEVI" è lo spunto più interessante, un consiglio, uno sprone, un pezzettino di peperoncino rosso infilato nel sedere di tutti noi. E non solo INFORMIAMOCI, ma soprattutto FORMIAMOCI, proviamo in tutti i modi a nutrire il seme del dubbio, della curiosità e della cultura e non abbandoniamoci al nostro comodo destino! speriamo in un futuro migliore?!? NO, LOTTIAMO PER UN FUTURO MIGLIORE!!!
RispondiEliminaFrancesco Mariano