martedì 16 dicembre 2008

La Scapigliatura 150 anni dopo: Fight club


L'apatico e insonne protagonista della pellicola (E. Norton), il cui nome non viene mai pronunciato, vive una vita piatta, una non-vita fatta di lavoro, cliché e relazioni umane inesistenti.
In cerca di qualcosa che lo "elettrizzi" inizia a frequentare gruppi di sostegno per malati terminali di cancro e qui, tra donne scheletro in cerca di un ultimo amplesso prima di morire, animali guida ed ex culturisti cui gli steroidi, oltre che a provocare il cancro, hanno fatto crescere tette da 5^ misura, al nostro finto moribondo qualcosa si scuote. Avendo la sensazione che "quando stai per morire le persone ti ascoltano davvero" riuscirà ad aprirsi, si sentirà meno solo e in un susseguirsi di pianti liberatori collettivi riacquisterà sonno e stabilità interiore.

L'incantesimo si spezza quando un altro "imbroglione" inizia a frequentare i gruppi: Marla Singer (H. Bonam Carter). Infatti sapendo che nei gruppi c'è un altro finto malato il protagonista non riesce più a "liberarsi", non riesce più a piangere. Divisosi con Marla i giorni di frequenza in modo da non incontrarla più, il Nostro farà, su un aereo, una conoscenza che gli rivoluzionerà la vita; quella con un singolare ed interessante rappresentante di sapone: Tyler Durden (B. Pitt) che, a seguito dell'incendio della casa del protagonista, ospiterà questo nella sua diroccatissima abitazione (la location del film "La casa" di S. Raimi a confronto è una suite imperiale...).
E' proprio con Tyler che il personaggio interpretato da Norton darà vita al "Fight club".

Nato da una volontaria scazzottata tra i due per rispondere al quesito "quanto sai di te se non ti sei mai battuto?", il progetto Fight club prenderà piede e lo scantinato del bar in cui i nostri amici hanno bevuto le prime caraffe di birra insieme diverrà palestra di un sempre maggior numero di persone annoiate, di zombies contemporanei che trovano nel "circolo delle botte" un luogo in cui sentirsi vivi e parte di qualcosa.

Di settimana in settimana il Fight club diventa un progetto sempre più organizzato: da posto in cui spaccarsi nasi e nocche per prendere, pugno dopo pugno, sempre più coscienza di sé e dei propri mezzi, diventa un'organizzazione sempre più organica e gerarchica, che coinvolge via via più città e si prefigge lo scopo finale di far saltare in aria le Torri gemelle, simbolo degli istituti di credito e del denaro che organizza la società secondo le leggi di mercato. Già, perchè distrutte queste si "torna tutti a zero". Ha inizio un "nuovo corso", un nuovo processo storico, una nuova umanità...
Così, in un susseguirsi di azioni a sfondo comico-terroristico sempre più rischiose, si arriverà a questo punto-0 che sarà concomitante con l'ultima e più sorprendente presa di coscienza del protagonista: lui e Tyler sono la stessa persona, sono 2 anime in uno stesso corpo.

Il senso di apatia e di vuoto della vita di tutti i giorni, nonostante il protagonista del film sia apparentemente realizzato, perlomeno lo è secondo i canoni di realizzazione che la società occidentale moderna offre/impone, lo porta a spingersi talmente oltre da proiettare verso l'esterno un'altra immagine del suo io. Tyler Durden incarna proprio il caotico senso di ribellione del personaggio che Norton interpreta; è il suo dire NO alla società e ai suoi falsi stereotipi, è il suo dire NO alla perfezione imposta, è il suo dire NO a logiche del tipo lavora-consuma-crepa e il tentativo di trovare un senso alla vita attraverso ideali anarco-nichilistici attivi.
Cercare di fare sempre un ulteriore passo verso il fondo è il sentimento che muove il Fight club; liberare da ogni speranza di redenzione, far perdere valore all'idea secondo la quale un uomo è quel che compra e spingere a vivere in una realtà dove ogni istante potrebbe essere l'ultimo, il suo compito.
Visto che per Tyler Durden non siamo altro che "i figli indesiderati di Dio" e "la canticchiante e danzante merda del mondo", non stupisce che è "solo quando abbiamo perso tutto che siamo veramente liberi!".

Se dovessi esprimere con 2 parole il senso di questo film, direi che Fight club è un inno nichilista alla vita basato sulla sprezzante esaltazione della morte.

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