
Tuttavia apre la conferenza vera e propria Adriano Scianca che, senza troppi preamboli, cita Iannone – rendendolo così più che mai presente – introducendo in medias res il tema della serata:
“L’Italianità è marmo che vince la palude!”.
Scianca fa giustamente notare che, a sentire una frase del genere – detta per altro in campagna elettorale –, ci si accappona la pelle: ed ha ragione.

La risposta è tanto semplice quanto la frase stessa: La Vita che vince la Morte!
La palude è il luogo della morte per eccellenza, ove l’aratro non può tracciare il solco per edificare la casa, la città, la civiltà. È il fango, è la melma che ci limitano nelle azioni, che soffocano i nostri entusiasmi.
Il marmo invece è la vita, è la volontà di costruire, di costituire, di far nascere. Cosa? La casa, il luogo del focolare, ove l’amore possa fecondare la vita ed educarla all’avvenire.
Per questo motivo la marmorea scritta che campeggia sul palazzo di Casa Pound è qualcosa di più di un vezzo, di una “ciliegina sulla torta”: è un simbolo, è un messaggio che riassume l’essenza stessa di Casa Pound, ossia la lotta del marmo contro la palude.

Ebbene, all’interno di un’area che si è spesso sclerotizzata tra nostalgismi oramai anacronistici e velleitarismi che l’hanno resa caricatura di se stessa, Casa Pound ha saputo rinnovare il proprio linguaggio e rigenerare la propria azione; è riuscita nell’intento di riproporre l’Idea fascista nel Terzo Millennio con nuovi strumenti e nuove espressioni. Azioni spavalde, motti sensazionali, grafica accattivante, sito internet e forum sono solo alcuni degli intelligenti spunti che fanno di Casa Pound un unicum all’interno dell’ambiente della Destra Radicale, nonché della politica italiana in generale, essendo quest’ultima troppo schiava di vecchi schemi e vomitevoli compromessi, i quali sviliscono da anni e ogni giorno ancora l’immagine dell’Italia nel mondo.
Casa Pound – prosegue Buttafuoco – si è fatta, invece, interprete di quel vitalismo, di quell’entusiasmo che hanno sempre caratterizzato il Fascismo, che è invenzione tutta italiana.
Il giornalista e romanziere siciliano ha poi posto l’accento sul marmo e sull’homo faber, ossia l’uomo capace, grazie al suo genio e alla sua volontà di potenza, di dar vita a forme nuove: è l’uomo che costruisce, che edifica, che modella il marmo, da cui scaturiscono – come abbiamo visto – la vita e la civiltà. Sì, proprio perché il fabbro è artigiano, e quindi è artista, e qui è il vero fulcro dell'incontro: la Politica come Arte, l'Arte come Politica.
Il dibattito poi si accende durante le domande finali, andando a toccare svariati temi, in cui Buttafuoco è invitato a parlare di quei miti tanto cari al Fascismo e ai suoi eredi spirituali.

Solo così sarà possibile avverare quell’antico ma sublime motto che alcuni decenni or sono infiammò l’Europa: Il Domani appartiene a Noi!
Interessante recensione. Grazie da parte di chi non ha potuto, come me per problemi logistici, presenziare...
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