Da uno studio dell’Eurodap (associazione europea per il disturbo da attacchi di panico) è risultato che, su 800 cittadini di Roma tra i 18 e i 60 anni, il 50% è infelice. Un’infelicità percepita attraverso sensazioni di solitudine, incompiutezza e paura dovute a un grave senso di disagio sociale, causato a sua volta anche dalle caratteristiche della città.
Le categorie prese in esame riguardano per il 40% degli intervistati impiegati nel settore pubblico e il restante 60% diviso tra studenti, liberi professionisti e casalinghe.

Il “ruolo” dell’aggressore è impersonificato, nell’immaginario comune, quasi sempre dall’immigrato.
Stando ancora ai dati Eurodap, il numero di romani che si rivolge a psicoterapeuti è, in 5 anni, triplicato.
In questo caso i numeri sono molto più eloquenti delle parole e non stupisce che le vite dei cittadini di una metropoli, Roma per lo studio preso in esame, siano attorniate da un senso di ansia e insicurezza verso il futuro.

“Tutto puoi comprare ma nulla si domanda” è la frase che meglio riassume l’agitato contesto che stiamo trattando, un contesto dove alla società sono forniti esempi tanto “semplici” nell’immaginario quanto inarrivabili nella realtà, tappabuchi di un dilagante vuoto di valori. Un contesto dove la dicotomia essere-apparire si svuota di significato e lascia il posto alla formula essere PER apparire.

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