Pronunciare al giorno d'oggi la parola antiglobalizzazione fa subito venire in mente la sinistra radicale e il cosidetto fenomeno "no-global". Niente di più sbagliato.
L'autore di questa interessantissima opera sottolinea come questo movimento accetti invece tutte le implicazioni omologatrici della globalizzazione, esclusa quella economica (ma di fatto non scindibile) al contrario della Destra (intesa in senso tradizionale, non certo l'AN filo-atlantista di oggi). Quest'ultima, nella sua plurisecolare storia, ha espresso valori come l'identità, la patria, la comunità, la specificità e il senso della gerarchia: tutti intrinsecamente antagonisti a qualsivoglia visione uniformante.
Partendo dagli inizi del XX secolo, Fraquelli ripercorre tutte le idee e i movimenti "Destri" fautori di istanze antiglobali. Le prime tesi di questo tipo erano legate all'idea del cosiddetto "complotto ebraico": oscure trame del popolo di Sion per destabilizzare le nazioni che lo ospitano, al fine del dominio mondiale. Da queste prime e "claudicanti" congetture si passa a personaggi più noti come Hitler, Evola e Mussolini in cui troviamo l'"armamentario classico" del pensiero anti-universalista (citando in ordine sparso): nazionalismo, gerarchia, tradizione, antisemitismo, lotta all'America, Terza Via, vicinanza al mondo musulmano ecc... tutte istanze raccolte da associazioni e partiti antiglobali nati dalle ceneri della sconfitta dei Fascismi.
Tra questi, la rivista "Orion" (fondata da M.Murelli) assume posizioni originali proponendo l'unione degli ideali del "fascismo-movimento" (espressione coniata da De Felice) e di quelli del bolscevismo pre-regime, con un occhio di riguardo per il mondo islamico (soprattutto l'Iran di Khomeini). Il tutto per sconfiggere il mondialismo (ovvero la globalizzazione nel suo significato economico più profondo) e i suoi principali fautori: gli USA.
Proprio il capitalismo a stelle e strisce attraverso massoneria, multinazionali, banche e istituti finanziari alimenta "il Sistema per uccidere i popoli" distruggendone la storia e la cultura e riducendoli a meri aggregati di consumatori. Questa analisi viene espressa dal francese G. Faye che propone l'"Archeofuturismo" come soluzione: bisogna cioè riscoprire le proprie radici per difendersi, sapendo interpretare la modernità senza tuttavia dimenticare il passato (arrivando a "conciliare Evola e Marinetti"). Faye è stato uno dei fondatori della "Nouvelle droite" assieme ad A. De Benoist, altra figura capitale nella lotta all'America e alla globalizzazione. Oltre all'alta finanza egli accusa anche l'ideologia marxista dell'uguaglianza e quella dei diritti dell'uomo, che hanno spianato la strada ai disegni mondialisti del Sistema favorendo l'omologazione.
Altro movimento importante è quello del cosidetto "glocalismo" (animato in Italia da E. Zarelli e la sua Associazione EstOvest) fortemente radicato sui princìpi del valore della Vita e della Natura per la riscoperta della dimensione genuina, "Locale" dell'esistenza.
Tematiche simili, queste, a quelle dei Comunitari, fondati nella loro "corrente" di destra su antiliberalismo, anti-individualismo e forte senso della comunità (i "sensibili comuni" aristotelici) senza che questo comporti discriminazione. Anzi: solo una comuità con forte senso di appartenenza può accogliere facilmente nel proprio alveo individui estranei.
La "ricognizione" dell'autore ci porta poi ad incontrare figure come G. Adinolfi (figura di spicco della destra radicale, presente in Orion come in molte altre iniziative), Massimo Fini (l'autore antimoderno per eccellenza) e il noto medievista F. Cardini fino ai populisti "alla Haider", passando attraverso una galassia di esperienze poco note ma ricche di valore.
Fraquelli, pur dichiarando di non riconoscersi nell'ambiente analizzato, ci offre quindi un fondamentale contributo su un "mondo politico" misconosciuto quanto all'avanguardia e ricco di iniziativa, in cui non c'è più traccia di razzismo (tra l'altro invenzione illuminista...) ma di spirito critico e saldezza ideale.
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