La legge 133 ad opera degli uomini-forbice del governo, Tremonti-Brunetta, è stata approvata con tacito consenso del contestatissimo ministro Gelmini.
Le linee-guida per quanto riguarda il mondo universitario non sembrano essere cambiate rispetto a quelle a cui la “nostra” classe dirigente si ispira da anni. Dall’opera di Berlinguer fino a quella della Moratti (passando per Mussi) gli atenei hanno visto diminuire i fondi e aumentare a dismisura i privilegi dei Baroni con tutto ciò che questo ha quasi sempre comportato: prassi clientelare, fantomatici corsi di Laurea (dal 2001 sono RADDOPPIATI: 37 di essi hanno 1 solo iscritto, 323 non superano i 15!) e spese inutili (vedansi schermi al plasma nella Facoltà di Lettere Roma3) .
Le linee-guida per quanto riguarda il mondo universitario non sembrano essere cambiate rispetto a quelle a cui la “nostra” classe dirigente si ispira da anni. Dall’opera di Berlinguer fino a quella della Moratti (passando per Mussi) gli atenei hanno visto diminuire i fondi e aumentare a dismisura i privilegi dei Baroni con tutto ciò che questo ha quasi sempre comportato: prassi clientelare, fantomatici corsi di Laurea (dal 2001 sono RADDOPPIATI: 37 di essi hanno 1 solo iscritto, 323 non superano i 15!) e spese inutili (vedansi schermi al plasma nella Facoltà di Lettere Roma3) .
Perché l’odierna legge non colpisce queste disfunzioni ma applica solo pesantissimi tagli? La risposta è nella logica liberale degli uomini di governo. La loro soluzione, in perfetto “passo coi tempi” è dare alle facoltà italiane la possibilità (ma sembrerebbe più corretto parlare di NECESSITÀ) di trasformarsi in fondazioni di diritto privato.
Nonostante il sistema capitalista abbia mostrato e stia mostrando tutti i suoi limiti, una soluzione “mista” in stile anglosassone, che potrebbe essere il primo passo alla totale privatizzazione, è la soluzione optata dal governo.
Questo ennesimo colpo allo stato sociale italiano non può, non DEVE passare inosservato! Senza creare allarmismi sul futuro, la strada da seguire è quella dell’unità generazionale, è quella di scendere in piazza ogniqualvolta l’applicazione di questa legge colpirà il nostro sacrosanto diritto allo studio, senza lasciarci piegare da strategie della tensione. Non accettando che le nostre idee trovino espressione nelle bocche e siano strumentalizzate da chi, in continua ricerca di notorietà, si erge a portavoce di questa o quella protesta, ma non essendo poi meno colpevole di chi ha trasformato la società in mercato (ne sai niente Veltrò...?).
LA LIBERTÀ NON HA COLORE... SOLIDARIETÀ STUDENTESCA!
Beh ma con questo taglio ora gli italiani risparmieranno i soldi dell'ICI! Questo si che è un piano di rilancio per il futuro del Paese.
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