
Quando il 6 Febbraio 1934 a Parigi marciano uniti estrema destra ed estrema sinistra, il poeta e saggista francese Robert Brasillach intravede l’inizio di una rivoluzione nazionale contro il Parlamento corrotto e il vecchiume partitico. Le sue speranze cadono sotto i colpi della polizia francese, che uccide 22 manifestanti.

Egli ravvisa nell’esperienza italiana la sintesi necessaria tra nazionalismo e socialismo, antidoto ad ogni conflitto interno. Da qui nasce il mito del “Fascismo immenso e Rosso” carico di antiborghesismo, Volontà, irriverenza ed ostile ad ogni pregiudizio di classe.
Ma ciò che più lo affascina, e che vorrebbe anche per la sua Francia, è il mito della Giovinezza, traboccante di entusiamo e di gioia: «il giovane fascista che canta, marcia, lavora e sogna è innanzitutto un essere allegro».
Purtroppo gli avvenimenti tradiscono le sue speranze: la Francia entra nel secondo conflit

A poche ore dalla fine il suo pensiero va a quel giorno che, 11 anni prima, infiammò il suo spirito e unì tutte le coscienze rivoluzionarie del paese:
Ai morti di Febbraio
Le ultime fucilate continuano a lampeggiare
Nel giorno indistinto là dove sono caduti i nostri
Con undici anni di ritardo sarò, dunque, fra voi?
Penso a voi, stasera, o morti di Febbraio!

Ho pregato molto e so bene che è stata la preghiera a portarmi un sonno calmo. Il mattino il prete è venuto con la comunione. Pensavo con dolcezza a tutti quelli che amavo e a tutti quelli che avevo conosciuto nella mia vita, e pensavo con dolore al loro dolore. Ma mi sono sforzato il più possibile di accettare».
Il 6 Febbraio, data simbolo con la quale il Potere vuole enfatizzare la propria vittoria, Robert Brasillach è condotto alla fucilazione.
Con un grande poeta scompaiono i sogni di Libertà dell’Europa intera.
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