venerdì 30 gennaio 2009

Studenti romani per un Tibet libero

Students for a free Tibet è un’associazione internazionale che lotta per i diritti del Tibet, soprattutto a livello studentesco.

Nasce nel 1994 a New York ed ha sedi in tutto il mondo. Dal 2005 ha posto le sue radici anche in Italia grazie a Gelek Yakar, responsabile nazionale. Successivamente si è estesa anche a Milano, Trento, Bolzano, Siena e nel maggio 2008 a Roma.
È e vuole essere un’associazione completamente apolitica e trasversale, che porti nelle scuole e negli atenei, attraverso assemblee, conferenze e qualsiasi altra attività, una sensibilità maggiore per il dramma che il millenario popolo tibetano patisce quotidianamente, oramai da lunghi decenni.

Negli anni passati siamo stati protagonisti di molte proteste, tra cui quelle antecedenti alle olimpiadi di Pechino, abbiamo organizzato varie conferenze in licei ed università e abbiamo partecipato a molte manifestazioni, cercando di dare sempre il massimo alla lotta per la libertà del Tibet.

Con l’occasione della nascita del sito internet di Students for a free Tibet Roma, proponiamo questo interessante articolo intitolato “Gli interessi cinesi in Tibet” tratto dall’opuscolo informativo “La questione tibetana”, scaricabile in formato pdf sia nella sezione link sulla destra del nostro blog, che direttamente dal sito http://www.sftitalia.org

I motivi per cui la Cina porta avanti una vera e propria occupazione coloniale nel terzo millennio sono molteplici e tutti inquadrabili nella continua ricerca di risorse per sostenere il suo sfrenato sviluppo economico.
Il programma di sviluppo occidentale cinese del 2000 (China Western Development) è stato attuato anche in diverse regioni “autonome” e così milioni di dollari arrivati da Pechino hanno potuto trasformare il Tibet da una delle zone più incontaminate del mondo ad una immensa fabbrica di risorse naturali e manodopera a costo zero. Non solo infrastrutture, sfruttamento di risorse naturali e centrali nucleari ma anche i cosiddetti “programmi di educazione e salute sociale” hanno cambiato in modo irreversibile “il tetto del mondo” e la sua popolazione; decine di specie di mammiferi, rettili e volatili sono scomparse dalla faccia della terra e vastissime riserve naturali oggi sono violate da autostrade, industrie e discariche nucleari.
Negli ultimi anni sono state distrutte foreste millenarie di querce e betulle per fare spazio all’agricoltura intensiva praticata dagli immigrati cinesi in cerca di fortuna, senza contare che la sola raccolta di legname ha fruttato alla Cina più di sessanta miliardi di dollari.

L’altopiano tibetano e i suoi ghiacci rappresentano la più importante riserva d’acqua di tutta l’Asia, il controllo di questo bene sempre più raro è fondamentale per il governo cinese: oltre alla costruzione di dighe e centrali idroelettriche sono stati deviati i corsi di decine di fiumi per rifornire d’acqua città cinesi come Chengdu, Xining, Lanzhou e Xian con tutte le nefaste conseguenze ambientali che questo comporta, dalla desertificazione alle inondazioni improvvise.
L’estrazione di petrolio concessa a compagnie petrolifere occidentali e lo sfruttamento delle risorse minerarie (uranio in primis ma anche ferro, oro, rame) di cui il Tibet è ricchissimo hanno fatto guadagnare al regime di Pechino più di ottanta miliardi di dollari. Secondo i rapporti di diversi organismi internazionali e per stessa ammissione del governo cinese il Tibet, essendo dotato delle più importanti riserve di uranio oggi conosciute, è teatro di numerosi esperimenti nucleari portati avanti dall’industria bellica e ciò produce gravissime conseguenze su tutta la popolazione.

Allo sfruttamento intensivo delle risorse naturali si accompagnano i famigerati programmi di educazione sociale e l’arrivo di milioni di immigrati da una Cina sempre più afflitta dal problema della sovrappopolazione.
Negli ultimi cinquant’anni nella sola provincia dell’Amdo la popolazione è aumentata da 1,5 a 5 milioni di abitanti, migliaia di pastori e contadini locali sono stati costretti a trasferirsi, acquistare nuove case e indebitarsi con le banche. L’esercito della Cina comunista occupa tutt’ora militarmente il Tibet e, dopo aver costretto all’esilio il Dalai Lama e il governo, continua nella distruzione dei monasteri, delle biblioteche e di tutta la millenaria cultura tibetana, basti pensare che oggi nelle scuole tibetane viene insegnato soltanto il cinese.

Intanto nel 2008 gli Usa cancellano la Cina, uno dei maggiori investitori di Wall Strett, dalla lista dei paesi che violano i diritti umani (ignorando che moltissime multinazionali nordamericane sfruttano la manodopera a costo zero dei laogai), arrivano le olimpiadi e tutti i paesi occidentali fanno a gara per delocalizzare la produzione e stipulare accordi commerciali con la dittatura capital-comunista.

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