martedì 11 maggio 2010

7 maggio: alla festa della rivoluzione




(R. GAETANO, Ma il cielo è sempre più blu)


Da Piazza Esedra parte il nostro assalto al futuro. Il 7 maggio 2010, che – ne siamo certi – un giorno verrà ricordato come una data storica, Roma ha assistito alla festa della «Giovinezza al Potere»: un’ubriacatura di gioia e allegria, di musica e colori. Mille cuori e una bandiera hanno esultato e salutato la Capitale. Centinaia e centinaia di giovani «belli come il sole» hanno intonato il più sublime inno alla vita – una vita fatta di coraggio, tenacia, goliardia e freschezza rivoluzionaria.


Tanto si era parlato della manifestazione nazionale del Blocco Studentesco: anatemi, minacce, appelli a «nuove resistenze», agguati, aggressioni e quant’altro avevano purtroppo alzato il livello della tensione ed esacerbato gli animi. Erano stati infatti espressi timori per «marce su Roma», «rigurgiti di nazifascismo», azioni violente, ecc. E quasi si era riusciti a far saltare tutto.
Il 7 maggio, però, era ormai segnato sul calendario della Storia. Sicché abbiamo visto e apprezzato gli appelli di parte dell’élite politica e intellettuale del Paese in favore del diritto del Blocco a manifestare: da Flavia Perina a Piero Sansonetti, da Mario Borghezio ad Anna Paola Concia, da Pietrangelo Buttafuoco ad Adriano Sofri, in molti hanno deciso che era giunto il momento di farla finita con l’intolleranza ideologica e con i ricatti delle retroguardie tanto becere quanto sclerotiche.

E così, finalmente, Roma ha potuto abbracciare i suoi figli prediletti: i figli del fulmine. Giunti da tutta Italia, da Torino a Palermo, quasi a volersi proporre quale miglior sponsor per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità nazionale. Sì, perché – come è poi stato fortemente rimarcato – l’Italia è una e indivisibile: un’Italia che va dalla Val d’Aosta alla Sicilia, passando inoltre per Istria, Fiume e Dalmazia, terre troppo spesso dimenticate ma dove – lo ha rammentato giustamente Francesco Polacchi – «anche le pietre parlano italiano». E al suono di quelle parole quasi sembrava che manifestassero con noi anche le camicie rosse di Garibaldi, gli ardenti mistici della Giovine Italia e i legionari della Reggenza del Carnaro.

E a chi voleva impedirci di essere in piazza, a chi paventava «violenze squadriste» o a chi scrive che «la libertà non può essere anteposta all’antifascismo» (così Valerio Evangelisti su «Il Manifesto»!), abbiamo riservato una piacevole sorpresa: niente odio, nessuna «sfilata nostalgica», ma una vera «Festa della Rivoluzione» e un vigoroso slancio per l’assalto al futuro. Giovani volti sorridenti baciati dal sole, bandiere e fumogeni tricolori hanno riempito Piazza della Repubblica, con Rino Gaetano, Vasco Rossi, ZetaZeroAlfa e Kansas City Way ad accompagnare la manifestazione. Questo il tripudio dionisiaco della «Giovinezza al Potere», mentre «il cielo è sempre più blu»…

Ma hanno preso una tremenda cantonata anche quelli che pensavano che sarebbe stata una manifestazione fine a se stessa, una conta, una gita fuori porta o un picnic primaverile. Perché i ragazzi del Blocco di idee ne hanno, eccome se ne hanno. «Perché – come ha sottolineato Noah Mancini – saremo anche giovani, arroganti, a volte ridicoli, eccessivi e avventati, ma abbiamo ragione. Ragione da vendere».
E infatti il Blocco, a pochi giorni dalle elezioni accademiche, ha voluto ricordare il suo ideale di Università: «un’Università degli studenti e per gli studenti (…) improntata a meritocrazia, professionalità e giustizia sociale. Sì: giustizia sociale. Perché sentiamo sempre parlare di legge di legge di legge, ma c’è un motivo se si chiama ‘legge’ e non ‘giustizia’. (…) Un’Università che pone lo studente al centro di tutto il processo educativo. Un’Università degli studenti e non di presidi, baroni, rettori e professori».

Risulta quindi necessario puntare sulle tre pietre angolari di partecipazione, mobilitazione e «sindacalismo studentesco», giacché le battaglie per costruire una nuova Università non appartengono a un movimento politico in particolare, bensì a tutti gli studenti.
Il tutto – prosegue Noah – «a partire dagli organi assembleari e decisionali, nei quali la componente dei rappresentanti studenteschi deve essere necessariamente aumentata fino al 50% del totale dell’organo, e alla quale va attribuito potere di veto su decisioni che comportino l’impiego di ingenti somme di denaro, la trasformazione in fondazioni di diritto privato, l’ingresso di soggetti economici di diritto privato e commerciale nei consigli di amministrazione. Perché? Perché noi non svendiamo il nostro futuro a nessuna multinazionale, a nessun potere forte, a nessun privato. L’Università che vogliamo è e deve restare pubblica e accessibile a tutti».

E mentre «assistiamo al moltiplicarsi esponenziale di PR, mini politicanti, teste di legno, partiti o – peggio ancora – correnti di partiti, amici degli amici, ‘piottari’, preti mancati e chiacchieroni vari», il Blocco già da tempo ha elaborato proposte di estremo interesse. Oltre a quelle citate, vi è ad esempio il cosiddetto «Progetto Fratello sole», ossia lo sfruttamento dei finanziamenti europei destinati all’Università per installare pannelli fotovoltaici, così da rendere in pochi anni autosufficiente – dal punto di vista energetico – l’Ateneo.
Senza parlare della «maggiore tutela per i fuori sede, per i quali chiediamo che sia riconosciuta giuridicamente la qualifica di categoria debole nei contratti di locazione, al fine di evitare speculazioni da parte degli affittuari. Perché l’affitto è usura».

E poi il «Progetto Piattaforma» che, ispirandosi al modello seminariale tedesco, pone l’accento sulla partecipazione attiva degli studenti ai corsi superiori, garantendo ai ragazzi una formazione scientifica altamente qualificata, grazie alla quale il discente cessa di essere un mero contenitore di nozioni per diventare finalmente soggetto «criticamente» pensante

Di tutto questo si è parlato a Piazza Esedra, tra militanti, simpatizzanti, intellettuali accorsi per l’evento, giornalisti interessati e semplici curiosi. È in questa piazza che si è imposta vigorosamente, all’attenzione di tutti, la voce di un movimento che afferma e non nega, che rivendica idee e non ideologie, che è proiettato verso l’avvenire e non soffre di torcicollo. Un movimento che è pronto a dar battaglia per tutelare gli studenti, che non deve chiedere scusa a nessuno e che «se ne strafotte» di tromboni, finti rivoluzionari, necrofili e pannoloni.      

È dunque dal 7 maggio, da Piazza della Repubblica che parte il nostro assalto al futuro. Perché – come ha ben ribadito ‘Nervo’ – «siamo noi il futuro!».




(KANSAS CITY WAY, Me ne strafotto)

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