Con gli occhi rivolti verso il cielo, i bambini del nuovo secolo guardavano allibiti le nuove strutture che svettano in alto quasi a toccare i cieli. Nuove bestie metalliche sfrecciavano sulle strade a velocità mai viste prima d’ora, adorne di tubi che sputavano fumo. In un mondo che cambiava costantemente, i figli del nuovo secolo venivano a contatto con le nuove creazioni dell’uomo a testimonianza del suo costante progresso. Navi immense, grandi quanto piccole città, treni, grattacieli, auto e altre grandi invenzioni testimoni delle nuove civiltà meccanizzate. I figli stessi del secolo ventesimo, spazzati via in un secondo tempo dal potere oscuro delle nuove macchine nei campi della Somme, Dieppe, o sul Piave. La Guerra purificatrice divorò un’intera generazione, in un vortice di fango, bulloni, e cartucce, cambiando profondamente il volto socio-politico della vecchia Europa.
Gli anni antecedenti alla Prima Guerra Mondiale videro un profondo cambiamento nel mondo politico, ma soprattutto artistico, che desiderava staccarsi radicalmente dalle fondamenta di un’Europa stanca e anziana. Movimenti come il cubismo di Picasso (1881 – 1973) e Braque (1882 – 1963), il simbolismo di Klimt (1862 – 1918) o H. Rousseau (1844 – 1910) cercavano una nuova dimensione per l’espressione artistica, cercando di spazzar via i vecchi canoni dell’arte che dominavano, con le rigide convenzioni reazionarie, il vecchio panorama artistico europeo. Se l’Austria di Klimt e la Spagna di Picasso rappresentavano vecchie potenze affermate ormai avviatesi all’inevitabile crepuscolo, l’Italia combatteva ancora per un’identità nel panorama politico internazionale da giovane paese, unita solamente di recente sotto un unico stendardo. È proprio in questo scenario di debole propulsione che prende corpo un movimento artistico destinato a scombussolare il panorama artistico Italiano e internazionale nei primi anni del Novecento. Sotto l’influenza del carismatico poeta e artista Filippo Tommaso Martinetti (1876 – 1944), noto come la “caffeina d’Europa”, i Futuristi pubblicarono il loro primo Manifesto sul quotidiano Francese Le Figaro il 20 febbraio 1909.
Il bisogno reale di cambiamento nella società si avvertiva nel desiderio profondo di questo manipolo di artisti idealisti, i quali spinsero il loro lavoro al di fuori del contesto strettamente “artistico”, investendo copiosamente il loro tempo nel cercare di mutare la società. Il Futurismo non nacque solo come un movimento che dettava il modo in cui all’artista era chiesto di applicare la pittura sulla tela, ma come un qualcosa che si orientava a 360 gradi intorno ai molteplici aspetti della società. Nella letteratura, nel teatro, nella politica, ogni sforzo era concentrato a voler tirar fuori l’ “Italietta” dal suo torpore. Il movimento pompava, come un cuore in fiamme, l’energia vitale per il tanto agognato cambiamento dentro il popolo. La comunità statica doveva ora diventare sinonimo di dinamismo, mutamento dello stato solido della società. A fianco di Marinetti si univano individui dal passato ed esperienze di vita alquanto diversi: artisti come Balla, Jannelli, Corra, Sant’Elia, Boccioni e Russolo – per citare alcuni. La guerra diventa oggetto purificatore, uno strumento per defenestrare la staticità del mondo borghese reazionario. Tutto ciò che potesse essere collegato ai canoni di bellezza del passato (le istituzioni, le accademie, i musei, ecc.) furono derisi dai Futuristi poiché legati a un ordine di «vecchi e preti».
A cento anni dalla pubblicazione del loro primo Manifesto, l’Italia e l’Europa si ritrovano sature di nuovi macchinari e dalla velocità del mondo esterno. I bambini non sono impressionati più dalle le scie dinamiche provocate dai reattori degli aeroplani, e raramente ci si sofferma a voler constatare le forme luccicanti dei treni che sfrecciano attraverso le campagne. Tutto questo dinamismo è diventato monotono, come il bimbo esposto più volte a scene turgide di sangue, per cui esso non si spaventa più. Il bellicismo vitale tanto ricantato dai futuristi è oggi diventato una battaglia contro il grigio opprimente che circonda il mondo. Non è più la campagna o la città reazionaria che spaventa ma la piattezza della società consumista e industriale che propone un falso dinamismo nel quale l’uomo si perde nell’anonimato, diventando un numero qualunque in una società empia e chiusa.
Cent’anni dopo l’avvento del Futurismo, l’Italia si ritrova a festeggiare l’anniversario dalla nascita di uno dei più radicali movimenti artistici del secolo scorso. In un mondo sicuramente cambiato rispetto a dieci decadi fa, sarebbe dunque legittimo domandarsi che cosa penserebbe Marinetti di finire in un Museo…
Giuste le riflessioni sul senso del futurismo dopo 100 anni.
RispondiEliminaPer questo noi
DOBBIAMO UCCIDERE IL FUTURISMO! MANIFESTO NETFUTURISTA!
In occasione del Centenario della pubblicazione del primo manifesto futurista, NetFuturismo ha steso e pubblicato sul sito http://www.netfuturismo.it il manifesto DOBBIAMO UCCIDERE IL FUTURISMO!, l'unica risposta credibile per rilanciare lo spirito futurista nel XXI secolo. Contro il recupero passatista del Futurismo del secolo scorso, contro il vuoto presentista delle attuali proposte avanguardistiche, NetFuturismo propone di aggiornare il Futurismo alla luce della rivoluzione neotecnologica in atto. Per questo motivo è necessario in primo luogo scrollarsi di dosso il ricordo nostalgico delle sperimentazioni futuriste, sperimentazioni adatte al mondo di 100 anni fa, non certo al nostro. Chiunque abbia compreso davvero la portata del messaggio del Futurismo, chiunque ami il Futurismo, oggi deve ucciderlo.
www.netfuturismo.it
Giuste le tue riflessioni sul senso del futurismo da ripensare dopo 100 anni, pur conservando la sua anima libertaria e volontaristica.
RispondiEliminaPer questo abbiamo scritto:
DOBBIAMO UCCIDERE IL FUTURISMO! MANIFESTO NETFUTURISTA.
In occasione del Centenario della pubblicazione del primo manifesto futurista, NetFuturismo ha steso e pubblicato sul sito www.netfuturismo.it il manifesto DOBBIAMO UCCIDERE IL FUTURISMO!, l'unica risposta credibile per rilanciare lo spirito futurista nel XXI secolo. Contro il recupero passatista del Futurismo del secolo scorso, contro il vuoto presentista delle attuali proposte avanguardistiche, NetFuturismo propone di aggiornare il Futurismo alla luce della rivoluzione neotecnologica in atto. Per questo motivo è necessario in primo luogo scrollarsi di dosso il ricordo nostalgico delle sperimentazioni futuriste, sperimentazioni adatte al mondo di 100 anni fa, non certo al nostro. Chiunque abbia compreso davvero la portata del messaggio del Futurismo, chiunque ami il Futurismo, oggi deve ucciderlo.
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