lunedì 22 dicembre 2008

Le Verghe del Fascio: Il Corporativismo


«In realtà noi siamo in guerra dal 22, cioè dal giorno in cui alzammo contro il mondo massonico-democratico-capitalistico la bandiera della nostra rivoluzione, che allora era difesa da un pugno di uomini. Da quel giorno il mondo del liberalismo, della democrazia, della plutocrazia ci dichiarò e ci fece la guerra».

(Benito Mussolini, 1941)


25 Gennaio 1922: nasce a Bologna la Confederazione Nazionale delle Corporazioni Sindacali.

È il primo passo ufficiale del Sindacalismo Fascista, sorto dal travaglio del Sindacalismo Rivoluzionario, che si propone di unire tutti i lavoratori nel segno di una lotta interclassista e nazionale contro capitalismo e comunismo.

Al suo interno si dividono due correnti: quella di Michele Bianchi, che vuole un sindacato strettamente legato al Partito Fascista, e quella di Edmondo Rossoni (in foto), che si batte per l’autonomia. A risultare vincente è la posizione del primo, con il secondo che si vede comunque riconoscere come segretario e capo dell’organizzazione.

Rossoni intraprende subito un’aspra lotta al ceto padronale, restio ad accettare la crescente importanza dei lavoratori, che gli fa guadagnare successi inaspettati: interi settori dell’operaismo organizzato passano dal Socialismo al Fascismo, come puntualmente descritto da R. De Felice in Mussolini, Il Fascista.

L’obiettivo del segretario non è quello di “sconfiggere” Confindustria e Confagricoltura, ma di realizzare un «sindacalismo integrale», coinvolgendole pariteticamente alla sua organizzazione in un’unica Sintesi. È proprio questo il fulcro dellIdea Corporativa: il superamento del conflitto di classe per la realizzazione di una «Terza Via» tra stato liberale e stato comunista.

«Chi dice lavoro dice borghesia produttiva e classi lavoratrici delle città e dei campi. Non privilegi alla prima, non privilegi alle ultime, ma tutela di tutti gli interessi che si armonizzano con quelli della produzione e della Nazione» spiega Mussolini nel suo primo discorso alla Camera, un mese dopo la Marcia su Roma.

Sin dai primi anni di governo, infatti, il Regime vara leggi sociali d’importanza capitale, mentre il disegno rossoniano vede lo stipularsi di due accordi di collaborazione tra Sindacato e Confindustria (Patto di Palazzo Chigi, 1923 e Patto di Palazzo Vidoni, 1925) quale punto di partenza.

Con la legge n. 563 del 3 Aprile 1926 viene convenzionalmente indacato l’inizio fattuale del Corporativismo, con il riconoscimento del Sindacato Fascista quale unico rappresentante dei lavoratori per la stipula dei Contratti collettivi di lavoro. Ad essi viene conferita valenza di legge: i produttori, sotto l’impulso ed il controllo della Rivoluzione Fascista, entrano nella «cittadella dello Stato» e diventano protagonisti della vita economica del paese.

L’anno successivo esce La Carta del Lavoro (sarà anche la base dei 18 punti di Verona...) che sancisce ulteriori passi avanti:

- l’istituzione della Magistratura del Lavoro, per dirimere le controversie tra sindacato e datori nell’interesse della Nazione (che ha «fini, vita, mezzi di azione superiore a quelli degli individui divisi»). Con detto istituto gli scioperi sono considerati inutili e proibiti.

- diritto alle ferie annuali

- istituzione degli uffici di collocamento statali

- istituzione dell’indennità di fine rapporto

oltre al rafforzarsi di tutte le immense conquiste sul piano dell’assistenza e della previdenza compiute negli anni precedenti.

Questi successi richiedono sforzi continui dei «combattenti sociali» fascisti, osteggiati dalla Corona, dalle banche, dagli industriali, dalla massoneria, oltre che da consistenti ambienti conservatori dello stesso Regime (tradotto: le forze della reazione).

Nel 1924 vi furono addirittura numerosi scioperi indetti dal Sindacato Fascista (ad esempio nel Valdarno, nella Lunigiana, ad Orbetello) con protagonisti Renato Ricci, Domenico Bagnasco, Luigi Razza e Bramante Cucini, ad ulteriore conferma dell’essenza del movimento: «Il Fascismo supera il socialismo, ma raccoglie i buoni frutti dell’opera socialista secondo la sua propria legge, e tale opera continua» è l’acuta definizione di E. Corradini sulle colonne del «Popolo d’Italia».

Il processo rivoluzionario continua gradualmente, arricchito da contributi illustri (come il «comunismo gerarchico» teorizzato da Ugo Spirito), e vede come tappe fondamentali:

- 1934: creazione delle Corporazioni quali organi statali che assicurano la collaborazione tra classi: sono 22, e coprono ogni ramo produttivo (olearia, pesca, chimica ecc.). Ad esse e al loro Consiglio Nazionale erano inoltre attribuiti compiti di programmazione economica, con partecipazione organica e permanente dei produttori interessati.

«Quali sono gli scopi? Una organizzazione che raccorci con gradualità ed inflessibilità le distanze tra le possibilità massime e quelle minime della vita (...) l’economia disciplinata, armonizzata in vista di un’utilità collettiva» (Benito Mussolini alla prima Assemblea Generale delle Corporazioni).

- 1939: Creazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, che sostituisce la Camera dei Deputati. Composta da membri del Consiglio Nazionale del P.N.F. e componenti del Consiglio delle Corporazioni, discute tutti i disegni di legge di carattere generale e di maggior interesse.

«Devono raccorciarsi, e si raccorceranno, le distanze tra le diverse categorie di produttori, i quali riconosceranno le gerarchie del più alto dovere e della più dura Responsabilità» sottolinea, a chi ancora non l’avesse chiaro, il Capo del Fascismo.

Proprio in questi anni egli preconizza la crisi del sistema economico occidentale (e non nel sistema), creando due capolavori come lIMI e l’IRI (tornato in voga in questi ultimi tempi di crisi...) e promulgando la legge bancaria (1936): lo Stato si erge a protezione del Popolo.

Viene intensificata la “lotta antiborghese ed anticapitalista, come si evince dai suoi discorsi, dalle parole d’ordine della propaganda e dalle pagine del «Popolo d’Italia» e di «Gerarchia», cenacoli culturali in cui scrivono i maggiori intellettuali del tempo.

Non mancano, ovviamente, gli errori e le contraddizioni, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta. Un giudizio definitivo forse non si potrà mai dare, visto che ad interrompere il sogno arriva la guerra... e la battaglia del «Sangue contro loro» non va come previsto.

All’acuirsi della crisi tutte le forze della reazione, che tanto entusiasticamente avevano sostenuto il Regime, cambiano barricata passando al fronte anglo-americano. Il Fascismo rinasce con la Repubblica Sociale Italiana, e non è un caso che, «quando tutti i nemici si fecero riconoscere, tornò immediatamente e con slancio alla propria essenza originaria e la linfa socialista, rivoluzionaria e sociale della vigilia riprese a scorrere liberamente» (come mirabilmente descritto da L. L. Rimbotti ne Il Fascismo di sinistra).

La Socializzazione fu possibile grazie alla «avanzata educazione corporativa dei produttori» (parole di R. Sermonti nel fondamentale Valori Corporativi) e fu lo sviluppo logico del cammino Fascista verso una più alta Civiltà.


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4 commenti:

  1. il post? s'é magnifique!! (spero si scriva così...)

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  2. a mobbing se scrive C'EST MAGNIFIQUE!!!!
    non conosci il francese...non 6 abbastanza cammarà!!!!!
    c vediamo domani sera!! A NOUS!

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  3. mi associo al carlacci!
    a mobbing...mi hai deluso...
    :)

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  4. letto tutto d'un fiato...che dire, sè magnific! :D

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