mercoledì 7 gennaio 2009

C’è Stato?

«Vi sono almeno 50 compagni capaci di fare il prefetto meglio di me! Niente da fare. Valiani mi oppose le esigenze politiche della spartizione delle cariche tra i 5 partiti del comitato. Se non andavo io, il partito perdeva l’incarico ambito di prefetto politico di Milano. Ci ho pensato più tardi: le lottizzazioni contro le quali ho protestato e protesto tuttora, partirono proprio da noi, dallantifascismo nel suo momento più militante, quello dell’insurrezione conclusiva».
Parole pronunciate dal recentemente scomparso Vittorio Foa (in foto), presunto maestro di democrazia e libertà, davanti al fallimento dei suoi sogni.

Una disincantata analisi che ci aiuta a comprendere l’anomalia tutta italiana di un sistema che nasce dal suo aspetto degenerativo: la partitocrazia. Essa si insedia nelle istituzioni sin dal 1944, quando si era cancellata brutalmente ogni traccia del passato, ma non ve n’era ancora alcuna del futuro.

I partiti “nati” dalla resistenza provvedono subito a spartirsi cariche e compensi, e a creare apparati burocratici clientelari ed invadenti. Aggravante imperdonabile: più che dal reale consenso popolare furono spinti al potere da atti terroristici (si pensi a Via Rasella), da falsificazioni e propaganda (ad esempio, delle semplici scaramuccie furono fatte passare come le eroiche “quattro giornate” di Napoli) ed ordini di potenze straniere (dai diktat staliniani ai dollari americani).

Fattore decisivo fu il non voler riconoscere (da parte dei “padri costituenti”) a detti partiti veste giuridica, né di diritto privato né pubblico: permettendogli così di esercitare il loro arbitrio senza controlli e responsabilità.
Da un Regime che cercava di immettere «tutto nello Stato» si passò all’esatto contrario. Un subdolo stato “illegale” (quello appunto dei partiti) deteneva i reali poteri decisonali finanziandosi per di più illecitamente (e nulla cambiò la successiva istituzione del finanziamento pubblico).
Vista la sua natura non avrebbe potuto fare altrimenti, come arrivò a riconoscere Craxi (in foto) nel triste discorso del 1993, davanti ad un Parlamento sbigottito quanto colpevole: «I partiti hanno ricorso e ricorrono a risorse aggiuntive in forma illegale o irregolare (...) se questa è pratica criminale, allora tutto il sistema è criminale (...) non credo ci sia nessuno in quest’aula che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario (...)».
La politica italiana fu quindi diretta per 50 anni da un “comitato d’affari” che, per il modo in cui era nato e per l’idea da cui era guidato, non riuscì mai a fare i veri interessi della Nazione.

Il “boom economico” fu possibile non grazie ad accorti progetti, quanto alle premesse che il Fascismo aveva posto con una graduale opera di modernizzazione.
Regime che aveva guidato le masse oltre l’ingannatrice antitesi liberaldemocrazia-comunismo, facendone di fatto l’unica Idea alternativa valida per risolvere i problemi del secolo.
Da essa è scaturito un patrimonio fatto di Identità, Gerarchia ed Eroismo, ma soprattutto Giustizia Sociale: Corporativismo e Socializzazione sono termini che nessun partito oltre al MSI ha mai fatto propri (nonostante l’art. 46 della costituzione italiana), eppure quanto mai validi e necessari.
Nel momento di più profonda crisi delle due ideologie materialiste, con il crollo del Muro di Berlino e Tangentopoli, essi avrebbero dovuto essere riaffermati con forza.
Ma l’occasione fu persa clamorosamente, e la creazione di AN vanificò anni di battaglie di una base militante tanto valorosa quanto ingenua.
Scomparvero dallo Statuto del MSI i richiami allo Spirito e alla Nazione, ma «contro il materialismo edonistico e mercantile si combatte solo in nome dello Spirito; e da una condizione servile e coloniale ci si riscuote solo in nome della Patria», come giustamente affermò Enzo Erra ne La sindrome di Fiuggi.
Il neonato partito portò a compimento il processo di recisione delle proprie radici entrando definitivamente nella “casella” del “liberismo”. Da quel momento ad oggi questa è stata l’unica “via” che ha caratterizzato il panorama politico italiano. Le elezioni sono diventate (se possibile) ancor più momento di “scelta apparente”, non esistendo reali antitesi al sistema. La vita del popolo ha continuato ad essere guidata da potenze, interessi e dinamiche ad esso estranei.
Il “comitato d'affari” partitico si è rinnovato per trovarsi peggiore di prima: vista l’inesistenza di un’entità statale organica e superiore (o almeno di un’istituzione quale è tradizionalmente la Monarchia in Inghilterra), esso ha continuato ad agire secondo la sua natura: portando avanti interessi di casta a danno della collettività, il cui intimo significato gli è sconosciuto.

Negli anni si sono aggiunti i danni provocati da globalizzazione e capitalismo selvaggio, con privatizzazioni, guerre e sconvolgimenti geopolitici annessi, e un sempre più accentuato servilismo verso banche e poteri forti (Pound resta ancora il miglior “filtro” per capire l’economia).
Ma l’Idea che da 60 anni costituisce lAlternativa non è ancora stata estromessa dal paese, nonostante continui richiami al presunto valore dell’antifascismo o astratte e fredde invenzioni come il “patriottismo costituzionale”.


Essa, forte di nobili origini, ha vissuto e vive nell’attività di uomini che non si sono dati per vinti.
Terza Via, Antimaterialismo, Partecipazione ed Onore: ecco le idee-forza di ampie frange del MSI e del Fronte della Gioventù, di Terza Posizione ed altri valorosi gruppi, fino a Casapound... nell’attesa di trovare il giusto spazio in questo periodo di crisi o di lasciare nuovamente il Popolo a risolvere i problemi senza di esse, se ne sarà capace.


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3 commenti:

  1. purtroppo Craxi fu solo un'esile voce di un popolo oggi, sottomesso e ubriacato da false promesse e falsi valori tutti pubblicitari, e quindi materiali..
    ed io mi chiedo : c'è Stato senza popolo?!

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  2. Nella concezione gentiliana Popolo e Stato sono termini intercambiabili, aventi medesime radici e finalità.

    Lo Stato realizza la Volontà Popolare, DISTINTA dalla volontà immediata ed empirica degli individui che lo compongono, ed ad essa SUPERIORE. Preserva così il passato e assicura il futuro della Comunità Nazionale: Idea fortemente spirituale...e quindi antimaterialista.

    Solo così si può realizzare una vera collaborazione di classe e un'intima solidarietà.
    Altrimenti si lascia la collettività in balia di mafie, massonerie e interessi di casta vari...come è avvenuto ed avviene in Italia.

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  3. Non ho mai parlato nemmeno io di due entità,Stato e Popolo, distinte.è chiaro che sono complementari tra di loro, e nessuna esiste senza l'altra.

    qui si parla di interessi appunto, Statli e quindi comunitari, perchè di quelli personali già ne subiamo le conseguenze... e ho paura che sarà ancora così..

    se solo la gente studiasse meglio la storia, forse avremmo dei risultati migliori..
    per quanto io non conosca perfettamente Gentile, posso sicuramemnte trovarmi in accordo con lui.

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