venerdì 27 febbraio 2009

Le Verghe del Fascio: Mario Carli futurardito


Mario Carli
(1888 – 1933), fascista intransigente. Ma anche capitano degli Arditi, poeta futurista, legionario a Fiume, direttore e fondatore di varie riviste, fra cui “La Testa di Ferro”, “Il Principe” e “L’Impero”. Scrittore di vari libri, tra i quali Con D’Annunzio a Fiume.

Fascista per convinzione ma soprattutto per indole, ad ulteriore dimostrazione che il Fascismo fu “anti-dottrina” e “anti-filosofia”, mentalità prima ancora che teoria.
Lo dimostrerà coi fatti: insofferente alle convenzioni e imposizioni del regime liberale, seppur esonerato dal servizio militare nella Prima Guerra Mondiale, si arruolerà negli Arditi, conquistando, oltre al grado di capitano, una medaglia d’argento al valore e una croce di guerra. Dopo la guerra sarà a Fiume, ed è qui che conosce Guido Keller, altro personaggio quanto mai interessante: intrepido e spericolato, goliardico e non conformista, fondatore del movimento Yoga, “Unione di Spiriti liberi tendenti alla Perfezione” che come simbolo adotta la rosa a cinque petali e la Svastica. Prese i soldati che non riuscirono ad entrare nel comando perché senza documenti e così diede vita alla “Disperata”.

“Questa «Disperata» fu la falange eletta dei legionarii: la guardia del corpo del Comandante [D’Annunzio]: manipolo di uomini decisi, spregiudicati, violenti nell’adorazione e nell’impeto: fiore della rivolta e della libertà, passato attraverso il setaccio della guerra e degli stati d’animo, se non delle idee, rivoluzionari


Insieme ad un manipolo di legionari Keller darà vita alla “Società degli amici del pelo”, i quali usavano rasarsi i capelli prima di ogni azione per poi gettare al vento le ciocche. Proprio in onore di queste “teste di ferro” fonderà, insieme a Carli, l’omonima rivista dei legionari fiumani.

Questa sua temerarietà, e forse anche irrequietezza, lo portò ad assumere posizioni anche poco ortodosse, in nome dello spirito avanguardista, che secondo Carli sarebbe stato presente anche fra socialisti, riformisti e repubblicani. Arriverà a tessere le lodi del bolscevismo leninista, abbandonando temporaneamente il Fascismo. Bisogna tuttavia contestualizzare il periodo storico: era il 1920, la rivoluzione russa era compiuta, mentre in Italia Fiume restava un caso isolato. “Fiume e Mosca, «due rive luminose»” è più che altro da interpretare in chiave anti-borghese: scriverà chiaramente che mentre in Russia i rivoluzionari si batterono, in Italia il partito socialista, accusato di non volere e di non far nulla per la rivoluzione, viene definito una «ottusa cocciuta grettissima cretinissima Chiesa». Dopo la marcia su Roma la sua adesione al Fascismo sarà totale.

La stessa vita di Mario Carli, al di là dell’inutile nozionismo biografico, è testimone di ciò che egli stesso definisce significato principale del Fascismo: «Liberazione dalla mentalità passatista». In questo senso Carli seppe essere esempio. Auspica e promuove l’avvento di una nuova stirpe di Italiani, portatori di una nuova mentalità che liberi definitivamente il Fascismo e l’Italia da ogni sorta di «demagogia, pedanterie culturali, filisteismi di genialità, anemici senz’ardire»: “Giovinezza al potere” dunque. Distruggere ogni senso di debolezza e sterilizzazione mentale volontaria, rappresentati contemporaneamente dal liberismo e dal socialismo “pussista”.

Ma la figura di Carli non eccelse solo come uomo d’azione: fu, infatti, anche intellettuale e giornalista dotato di grande capacità di analisi, permeata di una perfetta sintesi fra realismo e pragmatismo, che per niente contrastano con la visione radicale e intransigente propria dell’autore. Fu capace di interpretare e interagire con la società: scrisse infatti «prima il fatto, poi la legge».

Ed è proprio grazie a questo metodo di radicamento nella Realtà, oltre ai singoli episodi, che il pensiero di Mario Carli ci appare dunque come vivo e attualissimo, a tratti quasi sorprendendo i lettori, considerando che questa raccolta di articoli fu pubblicata per la prima volta nel 1926. In tutto ciò si trova il senso di questa lettura: riscoprire il contributo di tutte le verghe che formano il Fascio, attualizzando e concretizzando idee e forme.


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