martedì 18 novembre 2008

Pericle e il conflitto delle interpretazioni

Figura controversa fin dall’antichità, Pericle è stato uno dei pochi uomini che hanno ricevuto dai posteri la possibilità di assegnare il proprio nome ad un preciso momento della storia; non è un caso, infatti, che nei secoli successivi, lo statista greco avrebbe incarnato la grandezza di Atene all’apogeo della sua espansione.

Per comprendere il come e il perché gli siano stati attribuiti un ruolo ed un’importanza così fuori dall’ordinario, si è aperto un aspro dibattito fra gli studiosi sul rapporto fra Pericle e il regime democratico ateniese del V secolo.




Lasciando da parte gli antichi, Tucidide in primo luogo, seguito dalla Costituzione degli Ateniesi attribuita ad Aristotele e dalla Vita di Pericle di Plutarco, è noto che l’interesse dei moderni per le imprese degli uomini illustri dell’antichità inizia a partire dall’età rinascimentale, grazie soprattutto alla riscoperta in occidente delle biografie del già citato Plutarco. La figura di Pericle, nonostante l’importanza riconosciutagli in seguito, rispetto ad altri personaggi quali Aristide, Solone o Temistocle, restò tuttavia a lungo in secondo piano. Questo perché egli appariva come l’incarnazione della democrazia, vale a dire di una forma di governo da molto tempo condannata all’oblio. L’interesse verso la democrazia ed il relativo sviluppo storico cominciò a manifestarsi nel XVIII secolo in relazione più o meno diretta con la critica dei regimi assolutistici portata avanti dalla filosofia dei "lumi".

Alla vigilia della rivoluzione francese un’opera soprattutto merita particolare attenzione, Le voyage du jeune Anacharsis dell’abate Barthélemy , vero e proprio monumento di erudizione in cui nella seconda parte dell’introduzione storica viene dedicata un’intera sezione alla figura di Pericle, intitolata appunto “Il secolo di Pericle”, dove l’abate traccia un ampio ritratto del personaggio, largamente desunto da Plutarco, al momento della sua entrata nella scena politica e più avanti mettendo in evidenza le sue doti nella ricerca del consenso del démos: “Grazie al suo ascendente, Pericle dispose del tesoro pubblico degli Ateniesi e di quello dei suoi alleati, riempì Atene di capolavori d’arte, assegnò pensioni ai cittadini poveri, attribuì loro una parte delle terre conquistate[…] Il popolo, non vedendo altro che la mano che elargiva, chiudeva gli occhi sulla fonte cui essa attingeva. Si univa sempre di più a Pericle, il quale , per legarlo più fortemente a sé, lo rese complice delle sue ingiustizie e si servì di esso per assestare quei colpi eccezionali che aumentano il credito rendendolo manifesto”.

Giudizi simili a questo vengono formulati senza una certa originalità anche nel secolo XIX, non mancando tuttavia di sottolineare come la democrazia vigente nell’Atene classica fosse riservata comunque ad una minoranza dell’Attica. Negli anni che seguono immediatamente la seconda guerra mondiale è sempre l’immagine di un Pericle come un politico intelligente a dominare la produzione storiografica dell’Europa occidentale.

Gaetano de Sanctis (1944) traccia l’immagine di un Pericle dotato di intelligenza, umanità e cultura, da discepolo del filosofo Anassagora pone la sua ricca personalità al servizio della propria patria e costruisce una democrazia ideale, che si riflette nell’orazione funebre. Anche de Sanctis, comunque, non rinuncia a sottolineare le ristrettezze della democrazia ateniese e della politica imperialista, e l’incapacità di unificare la Grecia intorno ad un comune principio democratico. Non sarebbe difficile moltiplicare citazioni di ispirazione analoga, che mettano in risalto al tempo stesso il patriottismo, l’integrità e tutte le altre virtù periclèe grazie alle quali seppe realizzare un’adeguata politica sociale volta ad assicurare il benessere dei cittadini.

Recentemente lo studioso americano Josiah Ober nel suo Political Dissent in Democratic Athens: Intellectual Critics of Popular Rule (2001) ha ribadito come Pericle sia stato una figura dominante della storia di Atene grazie al modo in cui seppe usare la carica di stratego, ma soprattutto grazie alle abilità oratorie e all’acuta percezione delle aspettative ateniesi. Per lo studioso americano, Pericle seppe valorizzare lo spirito dei cittadini Ateniesi in virtù del principio democratico per sbarazzarsi dell’opposizione della compagine aristocratica.

In conclusione, Pericle, al pari di altri uomini illustri nell’antichità, seppe sfruttare la nascente democrazia ateniese per affermarsi come principale guida della politica ateniese al momento della sua massima espansione.

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1 commento:

  1. Grande "alcova" Matte! come al solito un mostro di cultura...la forza nascosta del Movimento!

    Aspetto con ansia il prossimo articolo... e non aver paura di premere sull'acceleratore!

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