di Renato Montagnolo (Blocco Studentesco Prato)
La notte tra il 1° e il 2 giugno 2009 CasaPound Italia celebra Rino Gaetano con migliaia di manifesti e striscioni affissi su tutto il territorio nazionale.
Un anno dopo l’associazione ripete l’iniziativa nelle città di Prato e Lamezia terme.
Qualcuno potrebbe domandarsi, perché proprio Rino Gaetano?
La risposta è semplice: perché ci piace!
Rino Gaetano, dopo essere finito nel dimenticatoio per anni, è ultimamente «tornato di moda»; internet ha permesso alle nuove generazioni di conoscere questo genio della musica italiana.
I testi delle sue canzoni colpiscono perché parlano di problemi sociali, di vita reale, attaccano i personaggi cult della nostra società (gli Agnelli, i Costanzo, gli onorevoli e i senatori, ecc.), ma lo fanno in modo leggere, scanzonato, irriverente e divertente, in un modo che lo differenzia dai vari Guccini e De André.
Rino Gaetano ci piace per questo, perché è un artista popolare (ovvero del popolo), perché le sue canzoni nascono nelle strade e nelle osterie, perché prendono spunto – come lui disse più volte – da frasi dette da gente comune davanti a un caffè o a un bicchiere di vino.
Ci piace perché, nella migliore delle ipotesi, viene snobbato mentre, in altri casi, viene addirittura screditato e infangato (un esempio ne è la fiction trasmessa dalla RAI) dall’élite della canzone italiana e dai media.
Ci piace perché era un Uomo Libero, non riconducibile a nessun partito, un artista anarchico che aveva il coraggio di attaccare tutti e tutto, che già 40 anni fa si scagliava contro coloro che avrebbero dovuto portare avanti le istanze del popolo.
Ci piace quando parla delle fabbriche e del «lavoro di catena che curva a poco a poco la tua schiena», quando parla di «sub-appalti e corruzione e bustarelle da un milione», quando parla di «politici imbrillantinati che minimizzano i loro reati» (quant’è attuale Rino!!), ma anche quando si incazza e dice che «con la mia guerra voglio andare ancora avanti e, costi quel che costi, la vincerò non ci son santi», oppure cerca in ogni cosa «uno spunto per la rivoluzione»; ci piace quando urla «la festa è finita, evviva la vita!», perché sembra volerci dire che i problemi si affrontano senza piangersi addosso.
Ci piace, in tre parole, perché era un Artista Libero e Rivoluzionario.
Non mi voglio dilungare ulteriormente: potrei analizzare i suoi testi oppure parlare della sua morte e degli ospedali che non hanno potuto curarlo, ma lo farò in un’altra occasione.
Oggi non mi va, oggi c’è il sole, oggi «il cielo è sempre più blu!».
Un anno dopo l’associazione ripete l’iniziativa nelle città di Prato e Lamezia terme.
Qualcuno potrebbe domandarsi, perché proprio Rino Gaetano?
La risposta è semplice: perché ci piace!
Rino Gaetano, dopo essere finito nel dimenticatoio per anni, è ultimamente «tornato di moda»; internet ha permesso alle nuove generazioni di conoscere questo genio della musica italiana.
I testi delle sue canzoni colpiscono perché parlano di problemi sociali, di vita reale, attaccano i personaggi cult della nostra società (gli Agnelli, i Costanzo, gli onorevoli e i senatori, ecc.), ma lo fanno in modo leggere, scanzonato, irriverente e divertente, in un modo che lo differenzia dai vari Guccini e De André.
Rino Gaetano ci piace per questo, perché è un artista popolare (ovvero del popolo), perché le sue canzoni nascono nelle strade e nelle osterie, perché prendono spunto – come lui disse più volte – da frasi dette da gente comune davanti a un caffè o a un bicchiere di vino.
Ci piace perché, nella migliore delle ipotesi, viene snobbato mentre, in altri casi, viene addirittura screditato e infangato (un esempio ne è la fiction trasmessa dalla RAI) dall’élite della canzone italiana e dai media.
Ci piace perché era un Uomo Libero, non riconducibile a nessun partito, un artista anarchico che aveva il coraggio di attaccare tutti e tutto, che già 40 anni fa si scagliava contro coloro che avrebbero dovuto portare avanti le istanze del popolo.
Ci piace quando parla delle fabbriche e del «lavoro di catena che curva a poco a poco la tua schiena», quando parla di «sub-appalti e corruzione e bustarelle da un milione», quando parla di «politici imbrillantinati che minimizzano i loro reati» (quant’è attuale Rino!!), ma anche quando si incazza e dice che «con la mia guerra voglio andare ancora avanti e, costi quel che costi, la vincerò non ci son santi», oppure cerca in ogni cosa «uno spunto per la rivoluzione»; ci piace quando urla «la festa è finita, evviva la vita!», perché sembra volerci dire che i problemi si affrontano senza piangersi addosso.
Ci piace, in tre parole, perché era un Artista Libero e Rivoluzionario.
Non mi voglio dilungare ulteriormente: potrei analizzare i suoi testi oppure parlare della sua morte e degli ospedali che non hanno potuto curarlo, ma lo farò in un’altra occasione.
Oggi non mi va, oggi c’è il sole, oggi «il cielo è sempre più blu!».
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