venerdì 28 maggio 2010

Le Donne di CasaPound



di Francesca Focarelli (responsabile del Blocco Studentesco Siena)


Essere donna all’interno di CasaPound Italia è facilissimo, molto più che esserlo fuori.
Eppure c’è chi rivolge al movimento più solido e dinamico sulla scena politica italiana continue accuse di sessismo. Le sento il 7 maggio dal furgoncino che fungeva da palco per i nostri confusi avversari, mentre noi eravamo in piazza Esedra per una grande e gioiosa festa, le leggo sui giornali di partito e sui muri.

Be’, certo che siamo proprio stupide: centinaia e centinaia di donne stupide animano CasaPound Italia ed il Blocco Studentesco da ormai due anni; centinaia di stupide che ricoprono ruoli importanti e difficili, che vengono ascoltate, apprezzate e stimate da altrettanti uomini sessisti e trogloditi.
Sarà che siamo Donne e non femmine, non strumenti, non siamo le pupe portate a braccetto dai bulli. Siamo quelle che camminano spalla a spalla, alla pari degli uomini, fratelli, quelle che le priorità le hanno ben chiare, quelle che hanno deciso di combattere per una nuova scuola, una nuova università, una nuova società.

Siamo quelle che pensano che la casa sia un diritto, che rivolgono un pensiero importante alle mamme lavoratrici, che collaborano al campo base di Poggio Picenze per aiutare i terremotati abruzzesi senza il timore di spezzarsi un’unghia o seccarsi i capelli. Siamo quelle che non vedono un’ingiustizia nelle differenze biologiche tra uomo e donna, siamo quelle che rifiutano il femminismo, che rende prima schiave di insoddisfazione e frustrazione e poi scudo per una sinistra populista e sempre più stantia. Noi siamo quelle che affermano se stesse con l’impegno ed il rispetto, senza lagne e rivendicazioni di sorta.

Siamo quelle che, per citare Ernesto «Che» Guevara, «hanno tanti fratelli che non riescono a contarli e una sorella bellissima che si chiama ‘Libertà’». La libertà di scegliere le nostre battaglie e i nostri eroi, senza che sia una storia pallida e malaticcia a dettarceli, la libertà di prendere ordini senza sentirci discriminate e di darli senza sentirci fuori luogo, senza accettare una finta moralità.

Siamo le Donne di CasaPound, dove il confronto è libero, l’impegno costante ne è la linfa, il sacrificio una gioia. Siamo tutti pezzi di un puzzle impeccabilmente assemblato per dare nuova luce a questa società. Tutti importanti, nessuno indispensabile.

Dalla semplice militante alla responsabile cittadina o regionale, di CasaPound Italia o del Blocco Studentesco, tutte siamo le donne dalle scelte coraggiose, siamo quelle che combattono col sorriso ed il sessismo lo lasciamo agli stolti ed agli ignoranti.

Portiamo alta e fiera la nostra bandiera sulle teste di politicanti da salotto e giovani pseudo-ribelli, figli di una società molto «anti» e molto «ma», «se», incomprensibile, inaccettabile.
Laviamo il sangue rappreso con sudore e lacrime, di gioia s’intende. Ispirate da Evita immaginiamo la giustizia sociale e la rivoluzione degli animi mentre, come leonesse, difendiamo con le unghie e con i denti il nostro branco e lottiamo per la sua sopravvivenza.

La nostra non è militanza in gonnella, ma quella delle mani sciupate, della fronte madida, del cuore a mille, del cervello vigile, della fratellanza, della parola libera purché rispettosa, dello spirito volontario di trincea e di vetta da cui vediamo sempre il sole.

Ed è inutile che i soliti noti sputino le loro accuse sul nostro guscio, perché ci feriscono come lo farebbe una pioggia di petali di rosa, perché la nostra forza è l’unione che ci lega e sta in ogni traguardo che raggiungiamo assieme.

Perché «Camerata» ci puoi chiamare sia un uomo che una donna.
E il senso non cambia.

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